Micidiale tempesta di vento devasta l’area dei Grandi Laghi: misurate raffiche sui 130 km/h, probabile “sting jet”?

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Nei giorni scorsi una violenta tempesta di vento, con raffiche che hanno superato la soglia dei 120-130 km/h, ha spazzato tutta la regione dei Grandi Laghi, lungo il confine fra il Canada e gli Stati Uniti, cagionando ingentissimi danni, soprattutto alle linee elettriche che sono state seriamente danneggiate dalla caduta di numerosi alberi. Solo in Michigan oltre 800.000 persone sono rimaste senza elettricità, mentre poco più di 100.000 sono rimaste al buio tra Indiana, Ohio, Pennsylvania e stato di New York. L’entità dei danni prodotti da questa tempesta è paragonabile al passaggio di un “derecho” o un vero e proprio uragano. Ma ancora più impressionanti sono i dati relativi alle fortissime raffiche di vento, prevalentemente da O-SO, Ovest e O-NO, che hanno accompagnato l’evento. In alcuni casi non sono mancati neppure dei record storici come massima raffica mai registrata. Questo è il caso di alcune località del Michigan orientale che per l’occasione hanno registrato le raffiche di vento più violente degli ultimi 50 anni, con punte massime che hanno toccato i 130 km/h.

sfcwind_mslp.conusParliamo di raffiche paragonabili a quelle di un uragano di 1^ categoria sulla scala Saffir-Simpson. Per molte ore le stesse località hanno sperimentato pure venti medi sostenuti paragonabili a quelli prodotti da una tempesta tropicale. Un evento tutt’altro che frequente anche in un’area piuttosto ventosa come quella dei Grandi Laghi. La furiosa tempesta di vento che lo scorso mercoledì 8 marzo 2017 ha sferzata la regione dei Grandi Laghi, con raffiche aventi l’intensità di uragano fra Michigan e stato di New York, è stata originata dal transito, piuttosto veloce, di un profondissimo ciclone extratropicale che dal North Dakota si è spostato rapidamente in direzione del Canada centrale, approfondendosi sensibilmente, fino a presentare un minimo barico al suolo sceso al di sotto dei 979 hpa.

sfcwind_mslp.conus (1)Basti pensare che nel corso della giornata di mercoledì 8 marzo 2017 a Fargo, nel North Dakota, è sprofondata al di sotto dei 980,4 hpa, avvicinandosi pericolosamente al record di pressione più bassa della città per il mese di marzo, di 979,3 hpa. Questo profondo ciclone extratropicale, caratterizzato nei bassi strati da un intenso sistema frontale, seguito da masse d’aria piuttosto fredde e molto secche in discesa dal Saskatchewan e dal Manitoba, oltre a causare un tracollo barometrico su una vastissima area al confine fra il nord degli States e il Canada, ha generato un formidabile “gradiente barico orizzontale”, divenuto particolarmente ristretto lungo il bordo più meridionale della depressione.

gfs-850mb-init-12Z-3.8.17Proprio nel quadrante dove erano attivi i venti dai quadranti occidentali, quelli che solitamente fanno seguito al passaggio del fronte freddo dell’annesso sistema frontale, in area fredda post-frontale. Questa notevolissima compressione delle isobare ha di conseguenza agevolato l’attivazione di un flusso da O-SO e Ovest particolarmente impetuoso, che ha raggiunto velocità davvero ragguardevoli nei medi e bassi strati, fra i 700 hpa, 850 hpa e 950 hpa, dove sono stati registrati dei picchi anche “eccezionali”, quasi a fondoscala nell’area poco a sud del profondo minimo depressionario, sceso sotto i 979 hpa.

Non per caso i venti più violenti sono stati misurati proprio fra il Michigan, l’Illinois, l’Ohio e lo stato di New York, dove si sono superati i 120-130 km/h. Fra le raffiche più forti registrate lo scorso mercoledì 8 marzo 2017 vanno citati i 130 km/h registrati a Rochester e i 126 km/h di Batavia, entrambi nello stato di New York. Notevoli pure i 113 km/h di Youngstown, in Ohio, i 109 km/h raggiunti all’aeroporto di Detroit e a Saginaw, e i 103 km/h di Grand Rapids, sempre nel Michigan, e i 93 km/h segnati a Chicago, in Illinois. Con molta probabilità l’evento è stato ulteriormente enfatizzato da un probabile “sting jet”.

sting-jet-312x184Con il termine “sting jet” si intendono quelle “correnti a getto discendenti” che originatesi in quota, fra l’alta e la media troposfera, giungono con intensità paragonabile a quella osservata in quota nei bassi strati (fino al suolo), nell’area post-frontale del ciclone extratropicale, causando violente raffiche di vento, della durata non superiore alle 3-4 ore, che spesso possono superare picchi di oltre 150-160 km/h. Lo “sting jet”, come dimostrato recentemente in diversi studi, è il principale responsabile delle violente tempeste di vento che a volte accompagnano il passaggio di un profondissimo ciclone extratropicale, particolarmente profondo.

sting_jetLa parola “Sting”, che in inglese significa “aculeo”, sta ad indicare la tipica coda di nubi arricciate, ad uncino, che caratterizza le più intense depressione extratropicali che spesso, soprattutto fra il tardo autunno e la stagione invernale, si osservano sull’Atlantico settentrionale, fra le coste di Terranova, le coste meridionali groenlandesi e l’Islanda, con l’occlusione che viene interamente risucchiata dallo stesso minimo depressionario. Proprio in questi cicloni extratropicali così potenti si può sviluppare lo “sting jet”.

sting jetQuesto particolare fenomeno, ancora oggetto di studio e dibattito fra le scuole di meteorologia dinamica, si associa a cicloni extratropicali particolarmente esplosivi, che subiscono un rapido approfondimento a causa di forti avvezioni di vorticità nella media troposfera prodotte dall’ingresso del “getto polare”, con “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto”) particolarmente violenti, capaci di superare la soglia dei 260-300 km/h a circa 9000 metri di altezza. Il ruolo del “getto polare” è fondamentale per lo sviluppo dello “sting jet”. Le violentissime raffiche di vento discendenti partono proprio da un flusso secondario della “corrente a getto polare” che si dirama molto velocemente verso i bassi strati, fino a raggiungere il suolo nell’area post-frontale.

L'area in cui si localizza lo "Sting Jet"
L’area in cui si localizza lo “Sting Jet”

Lo “sting jet” si origina quasi sempre lungo il quadrante sud-occidentale di un profondo ciclone extratropicale, in rapido approfondimento. Nella maggior parte dei casi lo “sting jet”, all’origine delle raffiche di vento più violente se non addirittura distruttive, si localizza appena a sud-ovest del profondissimo minimo barico, subito dietro il passaggio del fronte freddo, in aria fredda post-frontale. Come accennato il vento nasce in quota, fra l’alta e la media troposfera, in seno al flusso portante di un ramo del “getto polare” particolarmente potente. Ma una volta che questo flusso, legato al ramo del “getto polare”, comincia ad entrare all’interno della spirale depressionaria esso raffreddandosi, divenendo sempre più denso e pesante, tende a discendere verso i bassi strati, accelerando ulteriormente, fino a raggiungere il suolo con raffiche davvero violente, che possono agevolmente toccare valori di ben 150-160 km/h.

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