E’ nei Paesi in via di sviluppo che si trova l’85% dei produttori biologici. Asia, Africa e America Latina le tre aree che ospitano più di tre quarti dei produttori di biologico di tutto il mondo: 2,4 milioni di operatori del settore, ben il 7,2% in più rispetto all’anno precedente. L’India conferma la sua posizione di testa (585.200 operatori), seguita da Etiopia (203.602) e Messico (200.039).
E’ quanto emerge da “The World of Organic Agriculture: Statistics and Emerging Trends”, rapporto annuale presentato dall’istituto di ricerca Fibl e dalla Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica Ifoam che conta 848 organizzazioni associate da 121 Paesi (22 dall’Italia), presentato in occasione di Biofach, il salone degli alimenti biologici di Norimberga.
Aggiornato al 2015, il rapporto fotografa un settore in crescita su tutti i fronti: un mercato florido (75 miliardi di euro), l’ampliamento dell’estensione di terre coltivate (+14,7%) e l’aumento dei produttori (+7,2%) soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Nel 2015, la coltivazione biologica di avocado, frutta tropicale e cacao ha registrato una forte crescita in Africa. Il continente ha fatto notevoli passi in avanti grazie agli incentivi e alla pianificazione strategica del biologico supportata dell’African Union. La maggiore attenzione e consapevolezza hanno portato a un aumento delle esportazioni e al rafforzamento del mercato domestico.
Analogamente anche l’Asia, uno dei principali esportatori di prodotti biologici, ha registrato un’importante crescita del mercato interno. Nella regione la Cina detiene la leadership sia in termini di dimensioni del mercato (4,7 miliardi di euro) che per superficie agricola biologica (1,6 milioni di ettari).
Infine, con il 13% delle terre globali destinate al biologico, l’America Latina è la terza area del mondo per entità di superficie dopo Oceania ed Europa. Qui nonostante la crisi economica abbia ridotto sostanzialmente i supporti governativi all’agricoltura biologica, molte amministrazioni locali si sono date da fare per agevolare i produttori.
L’agricoltura biologica gioca un ruolo fondamentale nei Paesi in via di sviluppo “soprattutto in aree caratterizzate da scarsità di risorse dove piccole unità familiari sono legate a una gestione tradizionale della terra – spiega Paolo Carnemolla, presidente di FederBio – in queste zone l’agricoltura biologica è più efficiente non solo per i costi più bassi determinati dal reimpiego delle sementi e dalla rinuncia a fertilizzanti chimici e pesticidi, ma anche per rese uguali e superiori all’agricoltura convenzionale nel lungo periodo”.
“Rese – conclude Carnemolla – che sono conseguenza del ripristino della sostanza organica nel terreno, in grado anche di diminuire l’impatto della siccità e di contrastare la desertificazione”. (AdnKronos)