Anche per i benefit i tempi cambiano. Accanto a cellulare, computer e auto aziendale, ne arrivano di nuovi, e le nuove frontiere dei fringe benefit guardano al benessere psicofisico, con un’attenzione spiccata alle soluzioni antistress e alla sostenibilità. Una tendenza d’avanguardia, subito captata dalle aziende più innovative e rivelata da una recente ricerca (marzo 2017) di Top Employers Institute, l’ente certificatore delle eccellenze aziendali in ambito Hr, che ha esaminato non solo i fringe benefit più adottati dalle aziende, ma anche quelli maggiormente scelti e graditi dai dipendenti.
Dalla ricerca, emerge che il 76% delle aziende si preoccupa del benessere psicofisico, dello stato di stress e dei carichi di lavoro dei propri dipendenti, tramite questionari mirati e domande specifiche inserite nelle survey periodiche. Il 71% propone e attua un’ampia serie di programmi di benessere, con varie opzioni a scelta del dipendente, che spaziano da programmi di fitness e iscrizioni in palestra, a corsi di yoga, massaggi, consulenze nutrizionali e sedute di counselling, accanto alle più tradizionali ma molto apprezzate polizze integrative di assicurazione sanitaria.
Inoltre, il 66% offre e attua corsi di gestione del tempo, per imparare a lavorare in maniera più efficace e con minore sforzo, il 66% provvede a un parcheggio aziendale, e talune aziende mettono a disposizione un servizio di bike sharing per il tragitto casa-lavoro.
Non solo. Secondo la ricerca, il 59% delle aziende non solo concede, ma favorisce permessi speciali per attività di volontariato e il 56% offre la possibilità di un intero anno sabbatico per motivi di studio, aggiornamento professionale, assistenza e cura parentale o anche per una pausa di riflessione personale, per ‘staccare la spina’ e poi rientrare più motivati e proattivi sul posto di lavoro. Il 41%, poi, provvede a contributi economici per l’accudimento dei figli e il 18% propone incontri e programmi per aiutare a smettere di fumare. Risultati che confermano il nuovo approccio aziendale ai fringe benefit: non più omologati e uguali per tutti, ma il più possibile personalizzati e calibrati sulle esigenze dei singoli dipendenti. E pensati anche in chiave competitiva in un’ottica di attrazione e fidelizzazione dei talenti.
“I fringe benefit – osserva Davide Banterla, Project Manager Italia di Top Employers Institute – giocano un ruolo sempre più competitivo nelle motivazioni di chi cerca o vuole cambiare posto di lavoro. Il mercato è cambiato e la motivazione per cui si cambia lavoro non è più solo quella economica, ma entrano in gioco anche altri fattori, come l’ambiente di lavoro, le prospettive di carriera, la flessibilità e, perché no, anche i fringe benefit ‘su misura’. Motivo per cui – spiega – le aziende più innovative, come le aziende certificate Top Employers, li utilizzano in chiave sempre più personalizzata e come strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti“.
Un approccio mirato e personalizzato che riflette la filosofia Top Employers, ovvero “offrire un ambiente di lavoro ottimale, in grado di favorire la crescita non solo professionale, ma anche personale e umana delle persone, che si traduce, a sua volta, in potenzialità di sviluppo e crescita anche a livello aziendale“, dichiara David Plink, Ceo di Top Employers Institute. (AdnKronos)