Occhi ‘bassi’ sulla Terra. Gli scienziati dell’Università di Manchester, nel Regno Unito, hanno dato il via ad un nuovo progetto per portare satelliti di telerilevamento in orbita molto vicini alla Terra, in grado di operare ad altitudini comprese tra i 200 e i 450 chilometri, a dispetto di quelli attualmente in orbita tra i 500 e gli 800 chilometri.
Il progetto – finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea per un totale di 5,7 milioni di dollari – avrà una durata prevista di quattro anni e porterà alla realizzazione di satelliti più piccoli e più economici in grado di schivare con maggior facilità i detriti spaziali e di fornire immagini del nostro pianeta in una qualità maggiore rispetto a quelli attualmente in uso.
“I satelliti di telerilevamento sono ampiamente utilizzati per ottenere immagini per uso ambientale o di sicurezza, come ad esempio per la gestione dei terreni agricoli, per la sorveglianza marittima o per la gestione dei disastri“, spiega Peter Roberts, coordinatore scientifico del progetto. “Se saremo in grado di portare i satelliti più vicini alla Terra, allora potremmo ottenere gli stessi dati utilizzando telescopi o sistemi radar più piccoli e meno potenti. Tutte cose che ridurrebbero la massa e il costo degli stessi satelliti. Ma questo rappresenta una grande sfida tecnica”.
Infatti – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – i nuovi satelliti che andranno ad osservare la terra ad altitudini minori dovranno essere sviluppati con materiali innovativi per contrastare la maggiore densità dell’atmosfera. Per fare questo, il team di ricercatori testerà tali materiali in una ‘galleria del vento’ che riprodurrà le condizioni nelle quali i satelliti andranno ad operare e in seguito saranno collaudati su un vero satellite che sarà lanciato in orbita.
In programma anche lo sviluppo di un sistema sperimentale di propulsione elettrica, che utilizzerebbe proprio l’atmosfera residua come propellente, permettendo ai satelliti di rimanere in orbita a tempo indeterminato.