Parco Nazionale della Majella: i carabinieri forestali in difesa degli habitat naturali e del benessere degli animali

MeteoWeb

Nella mattinata di oggi, è stato sottoposto ad accertamenti e denunciato dai Carabinieri Forestali D.D., di 60 anni, residente a Popoli (PE), per aver danneggiato l’habitat delle praterie naturali protette a livello europeo, compromettendone lo stato di conservazione, nella Zona “B” del Parco Nazionale della Majella, nella Zona di Protezione Speciale dell’Unione Europea “IT7140129 Parco Nazionale della Maiella” e nel Sito di Interesse Comunitario “IT7140203 Maiella”. L’allevatore è stato denunciato e deferito all’Autorità Giudiziaria per i danni provocati dal pascolamento abusivo dei cavalli di sua proprietà e per averli sottoposti a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche.

I reati contestati dai Carabinieri Forestali del Coordinamento territoriale per l’ambiente del Parco Nazionale della Majella, dopo approfondite indagini coordinate dal Ten. Colonnello Bruno Petriccione, sono molto gravi: si va dal deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto (reato recentemente introdotto nel codice penale in recepimento di normative europee) al danneggiamento aggravato, fino al maltrattamento di animali, reati per i quali sono previste cumulativamente pene fino a 9 anni di arresto e 100.000 € di ammenda.

I cavalli sono stati sottoposti a sequestro penale preventivo ed affidati in custodia allo stesso proprietario, al quale è stato intimato di ricondurli in luogo idoneo alla loro custodia, cioè compatibile con il benessere degli animali.

La tutela degli habitat e delle specie protette dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea è una priorità per i Carabinieri Forestali, soprattutto nel territorio dei Parchi Nazionali, al fine di conservare l’integrità degli ecosistemi che garantiscono la vita alle specie vegetali ed animali ed il mantenimento di valori ecologici e culturali essenziali anche per la società umana. In questa occasione, sono state danneggiate praterie naturali ad elevata biodiversità e valore ambientale, in quanto ricche di specie animali e vegetali di particolare importanza ecologica, il cui attuale stato di conservazione è considerato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dal Ministero dell’ambiente inadeguato e in via di peggioramento.

Questo tipo di habitat presenta infatti una grande fragilità ecologica, avendo una capacità di recupero dalle manomissioni particolarmente bassa, a causa dei severi fattori limitanti ecologici (suolo superficiale, escursioni termiche estreme, accentuata ventosità, etc.). Un disturbo ripetuto può quindi facilmente innescarvi gravi fenomeni erosivi, con conseguente perdita di suolo, denudamento e scompensi nell’assetto idrogeologico del territorio.

La pratica del pascolo abusivo di equini e bovini, per di più anche su pendii ripidi e con suolo intriso d’acqua a causa dello scioglimento in corso del manto nevoso, contribuisce quindi al deterioramento del predetto habitat d’interesse comunitario, compromettendone lo stato di conservazione in quanto già valutato assai precario.

Tale pratica, considerata una delle principali minacce all’integrità di questo habitat, è anche vietata dal Piano del Parco Nazionale della Majella (che vieta il pascolo brado nelle Zone A e B, allo scopo di tutelare l’integrità degli habitat e delle specie selvatiche) e dalla recentissima D.G.R. Abruzzo n. 877 del 27/12/2016 (Misure generali di conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 della Regione Abruzzo), che prevede che nel territorio delle Zone di Protezione Speciale dell’Unione Europea viga l’obbligo del “rispetto dei tempi di monticazione per garantire la riproduzione da seme delle erbe e per rispettare la fenologia delle specie”, nonché l’obbligo di “adottare modalità di pascolo turnato, guidato o razionato per non danneggiare gli ecosistemi di prateria a causa del sovrapascolamento”.

Molti allevatori, inoltre, nell’esercizio delle loro quotidiane attività non si attengono a quanto previsto dal “Codice per la Tutela e la Gestione degli Equidi”, pubblicato nel 2009 dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, sottoponendo sistematicamente i loro animali a comportamenti non adeguati alle loro esigenze fisiologiche, morfologiche ed etologiche, provocando loro sofferenza ed incorrendo così nel reato di maltrattamento di animali.

Condividi