1° Maggio, Festa del Lavoro: la storia della ricorrenza in Italia

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Ma quali sono le origini del 1° maggio in Italia? Dobbiamo fare un passo indietro, al 1 maggio 1891. Proprio in quel giorno a Roma, presso piazza Santa Croce di Gerusalemme, si verificò una delle più cruente repressioni fatte in Italia contro le manifestaizoni dei lavoratori. Negli scontri con l’esercito, furono uccisi 4 operai e oltre 200 vennero arrestati.Già un anno prima, nel 1890, sulla rivista “La Rivendicazione”, pubblicata a Forlì, un articolo iniziava così: “Il 1 maggio è come una parola magica che corre di bocca in bocca, rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo ed è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”.

1 MAGGIO 5Le prime documentazioni firmate vennero realizzate grazie al lavoro del produttore cinematografico Cataldo Balducci che, durante la manifestazione del 1 maggio 1913, a Andria, presentò un documentario intitolato “Grandiosa manifestazione” in cui era mostrata la Festa attraverso 7 quadri e si poteva ammirare il corteo organizzato per l’occasione tra le strade gremite di gente.
Il 22 aprile 1922, sul giornaletto illustrato per ragazzi “Cuore”, il 1 maggio venne definito”la data in cui i lavoratori di tutto il mondo affermano il proposito e la speranza di affrettare il giorno in cui gli uomini saranno fratelli e la terra suonerà del canto del lavoro lieto, e tutti i suoi beni saranno il bene di tutti, e nei campi e nelle officine, nelle scuole e nelle aule di scienza, lavoreranno uomini divisi nell’opera, ma umili nel dovere ed eguali nei diritti”. Era questa la pedagogia del socialismo sentimentale e umanitario ma anche il modo per far conoscere e diffondere l’alto valore morale della dignità e dei diritti di chi lavora.

1 MAGGIO 7Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la Festa dei lavoratori coincideva con il 21 aprile, il Natale di Roma. Così snaturata, la ricorrenza non diceva più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assumeva solo una connotazione sovversiva, diventando l’occasione per esprimere, in diverse forme, dal garofano rosso all’occhiello, dalle scritte sui muri alla diffusione di volantini sino alle bevute in osteria, l’opposizione al regime.Fu il 1 maggio 1945 ad essere rifesteggiato dopo ben 24 anni, dato che l’ultimo era stato quello del 1921. Si trattò di un 1 maggio straordinario perché in tantissimi città e paesi, i lavoratori e le loro organizzazioni scesero in piazza, manifestando per la loro festa, la caduta della dittatura, la fine della guerra e la riconquistata libertà.

1 MAGGIO 2Purtroppo non ovunque fu possibile festeggiarlo. In particolare in Friuli e nella Venezia Giulia, dove i partigiani combattevano contro le ultime resistenze nazifasciste. Infatti Udine venne liberata definitivamente il 1 maggio e per i cittadini friulani fu quello il loro 25 aprile. Non fu possibile a Trieste, militarmente occupata dai partigiani di Tito nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio; mentre le truppe alleate giunsero in città tra il 2 e il 3 maggio con i reparti neozelandesi e i partigiani della Osoppo.Tutti i giornali uscirono con grandi titoli e importanti articoli dedicati al primo maggio: L’Avanti titolò: “Primo Maggio di libertà”; L’Unità “Viva il 1° maggio di liberazione e vittoria”; L’Italia libera, il giornale dl Partito d’Azione titolò: “Primo Maggio della rivoluzione democratica” e in un occhiello scrisse: “Primo giorno di Maggio, ultimo del fascismo”.

Anche Il Popolo dedicò la testata al 1 maggio con sottotilo: “Da lunghi anni gli italiani aspettavano che la Festa del lavoro celebrasse il suo luminoso ritorno. Ora è facile prospettare l’immenso significato”.Appena due anni dopo, il 1 maggio fu segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fecero fuoco ai lavoratori che assistevano al comizio.Nel 1948 le piazze divennero lo scenario di una profonda spaccatura che, da lì a poco, portò alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere, di nuovo, i lavoratori di ogni tendenza politica, celebrare, uniti, la propria Festa.

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