L’allarme siccità che ha caratterizzato i mesi invernali si rinforza ad aprile, con precipitazioni praticamente dimezzate, inferiori del 47,4% rispetto alla media. Al nord la riduzione e’ stata addirittura del 72,3%, provocando la peggiore crisi idrica da un decennio. A lanciare l’sos e’ Coldiretti, accompagnandolo alla denuncia di una pesante crisi nelle campagne e nei vigneti che a causa del gelo delle ultime settimane hanno subito danni per 100 milioni La situazione di ‘magra’ idrica – sottolinea l’organizzazione agricola – e’ visibile dallo stato di magra del fiume Po che al Ponte della Becca e’ sceso ad un livello idrometrico di appena -2,62 metri, lo stesso di inizio agosto dello scorso anno. Le precipitazioni in Italia sono risultate sotto la media lungo tutto l’inverno, con un picco negativo a dicembre (-67%). Il risultato – osserva Coldiretti – e’ una crisi idrica dalla Lombardia all’Emilia fino in Veneto dove e’ stato dichiarato lo stato di crisi idrica su tutto il territorio regionale e l’Alto Adige ha deciso di svuotare parzialmente i bacini di raccolta delle dighe idroelettriche per aumentare la portata dell’Adige. Inoltre, al posto della pioggia la primavera ha portato il gelo con effetti devastanti su vigneti, frutteti e ortaggi.
A pagare un conto salato – precisa la Coldiretti – sono i piu’ grandi vini della Val d’Aosta dove il gelo ha decimato le vigne piu’ alte d’Italia nella zona del vino Blanc de Morgex e de La Salle, della Lombardia, con danni ai vigneti della Valtellina e a quelli di Grumello, Franconia e Marzemino, del Piemonte, con problemi a grandi vini come il Gattinara e il Ghemme, del Veneto con 70-80% di perdita del raccolto di Merlot, Cabernet, con devastazioni delle viti di Pinot grigio e bianco, Prosecco e Chardonnay a Vicenza e prevedibili cali di produzione di Glera, Moscato giallo e Raboso sui Colli Euganei, dell’Emilia-Romagna, della Toscana, della Campania e della Sardegna dove migliaia di ettari vitati sono stati ”bruciati” dal gelo nel Sassarese. Colpiti anche i frutteti di pere mantovane, di mele annurche campane, albicocche pavesi, ciliegie di Vignola (Modena), nonché le acacie in Piemonte. In ginocchio – continua la Coldiretti – sono anche le coltivazioni orticole all’aperto in molte regioni in quanto erano già state tolti i tessuti da serra. Ne hanno fatto la spesa insalate, fagioli, fagiolini, pomodori, zucchine ed anche le patate. Preoccupazioni si registrano anche per gli olivi che vedrebbero la futura produzione di olio compromessa dal persistere di condizioni di freddo intenso in Campania. Una evidente anomalia che conferma i cambiamenti climatici in atto che in Italia si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione, precipitazioni brevi e violente accompagnate anche da grandine con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarrie del tempo.
Gravemente colpito il vigneto toscano – rende noto Confagricoltura – con piu’ del 20% della produzione distrutta a causa delle temperature scese anche sotto lo zero. In Campania, danneggiati i vigneti nel Beneventano e nell’Avellinese. Pesanti danni anche ai frutteti e alle coltivazioni orticole all’aperto. Nel Lazio danni in particolare per il kiwi. Anche l’agricoltura pugliese sta pagando a caro prezzo i forti sbalzi termici, tra le ‘vittime’, albicocche, pesche e asparagi. In questa fase, dove la fioritura e la maturazione di varie produzioni e’ avanzata, il freddo risulta devastante, conclude la Cia-Agricoltori italiani.
Siccità, in Veneto situazione critica per l’Adige
E’ proseguito oggi il confronto in sede di Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del Distretto Idrografico delle Alpi orientali per monitorare l’efficacia di tutte le misure finora adottate per fronteggiare la grave carenza idrica causata dalle anomale condizioni meteoriche, per la quale la Regione del Veneto ha dichiarato lo stato di crisi su tutto il territorio regionale. Resta al centro dell’attenzione soprattutto la gestione della risorsa idrica sul fiume Adige che rappresenta attualmente il punto piu’ critico del sistema sia come portata, sia per la risalita del cuneo salino alla foce. In collaborazione con le Province di Trento e Bolzano e in accordo con gli enti gestori dei bacini idroelettrici a monte sono state concordate venerdi’ scorso misure per il rilascio di una portata continua finalizzata a consentire il prioritario attingimento idropotabile nel tratto terminale dell’Adige. Oggi si e’ fatto il punto nell’ottica di rendere ancora piu’ funzionali queste misure e, se necessario, prevederne di ulteriori per far fronte all’emergenza, in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 167 delle legge statale n. 152/2006 che impone priorita’ assoluta agli aspetti idropotabili. Per questo, il tavolo per la crisi e’ stato riconvocato per mercoledi’.