Lo sbiancamento della Grande Barriera Corallina australiana (dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, ospita quasi 400 diversi tipi di corallo, 1500 specie di pesci e 4mila varietà di molluschi), causato dall’innalzamento delle temperature oceaniche, è da record. I biologi marini lanciano l’allarme per il secondo anno consecutivo riguardo ai danni subiti dalla Barriera, un tesoro dell’umanità che ha iniziato a deteriorarsi negli anni ’90: “Quasi 1.500 chilometri, ovvero due terzi di essa, hanno subito danni negli ultimi due anni: ormai solo un terzo è illeso“, spiega Terry Hughes, biologo marino direttore del Centro di eccellenza della James Cook University. Nel 2016, lo sbiancamento aveva interessato la parte settentrionale della Grande Barriera, ed in meno di un anno, si è esteso alla parte centrale: “Quest’anno, nel 2017, stiamo osservando uno sbiancamento massiccio anche senza il coinvolgimento di un fenomeno come El Niño“, prosegue l’esperto. “I coralli decolorati non necessariamente sono coralli morti, ma nella regione centrale interessata pesantemente possiamo anticipare che si registreranno alti livelli di perdita dei coralli“.
“Uno sbiancamento massiccio che si verifica con dodici mesi di intervallo offre zero possibilità di recupero per quei coralli danneggiati nel 2016“. “Man mano che le temperature aumentano, i coralli dovranno affrontare eventi di questo tipo sempre piu’ spesso: l’aumento di un grado Celsius nella temperatura ha causato quattro eventi di questo tipo negli ultimi 19 anni“.