La moda marchigiana è sempre più verde. Negli ultimi cinque anni il 30% delle 6.178 aziende del settore ha investito in prodotti e tecnologie eco compatibili. Al bando i prodotti chimici nocivi lungo tutta la filiera e grande attenzione alla sicurezza dei processi e dei prodotti, a garanzia della salute dei consumatori. Investimenti che spingono calzature e abbigliamento marchigiani sui mercati esteri. Il 48% delle imprese che ha investito in green economy esporta i suoi prodotti, contro il 35% di quelle che non hanno puntato sulla sostenibilità ambientale. Inoltre, il 28% delle imprese green della moda ha aumentato il fatturato.
E proprio la moda sostenibile e green job nel fashion saranno gli argomenti al centro del convegno organizzato da Federmoda Cna Marche e dalla Cna di Ascoli Piceno, che si terrà martedì 11 aprile, alle ore 9,30, al Palariviera di San Benedetto del Tronto.
Interverranno: l’assessore alle Attività Produttive della Regione Marche, Manuela Bora, il responsabile nazionale Federmoda Cna, Antonio Franceschini, Marco Richetti docente ed economista del Politecnico di Milano, Aurora Magni, docente della Liuc – Università Cattaneo di Castellanza (Varese). Seguirà una tavola rotonda con le testimonianze di alcuni imprenditori della moda sostenibile: Jacopo Mascitti, Marco Penazzi, Cristian Reca, Marco Cappellini e Doriana Marini. All’iniziativa parteciperanno docenti e studenti delle scuole di moda di Marche (Pesaro, Senigallia, Ancona, Osimo, Macerata, Civitanova Marche, Fermo, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto) e Abruzzo (Pescara) e gli imprenditori del settore.
“Economia sostenibile, tutela del made in Italy e lotta alla contraffazione -afferma Doriana Marini, presidente di Federmoda Cna Marche- sono al centro del nostro impegno. In particolare, il commercio del falso, oltre a rappresentare un pericolo per la salute dei consumatori, sottrae all’economia legale della nostra regione più del 10% del mercato per oltre 300 milioni di euro, di cui la metà riguarda prodotti di abbigliamento, moda e accessori. Due prodotti contraffatti su tre provengono dalla Cina. Per il restante terzo i Paesi di partenza sono Hong Kong, Turchia, Siria, Grecia, Nepal Tunisia e Marocco”.
Nel sistema moda la crisi non è finita. Secondo uno studio di Controcot e della Liuc-Università Cattaneo, la capacità produttiva del comparto si manterrà stabile nei prossimi quattro anni per il 50% delle imprese, mentre il 21% prevede un calo della produzione e solo il 4% pensa di aumentarla. Un’impresa su quattro non è in grado di fare previsioni. Dall’indagine risulta che ad aver superato gli anni duri della crisi sono state le aziende che hanno investito in innovazioni di processo e di prodotto e che hanno saputo conquistare i mercati esteri.
Nei prossimi anni, secondo l’indagine, sarà sempre più importante, per le imprese della moda, costruire reti d’impresa e network progettuali. Inoltre, la moda del futuro dovrà essere sempre più attenta alle tematiche ambientali, introducendo in azienda nuove figure professionali come il progettista di prodotti tessili sostenibili e il responsabile della sicurezza chimica. Inoltre, la sostenibilità ambientale passerà anche dal recupero e riutilizzo dei materiali da riciclo, che andrà sostenuto con incentivi economici per le aziende e con la costituzione di apposite filiere e di start up per il recupero creativo degli scarti.
Tra il 2009 e il 2016 il comparto moda delle Marche ha perso 2 mila addetti e 675 imprese, pari al 10% delle 6.178 aziende in attività A pagare il conto più salato sono state le imprese di calzature e articoli in pelle (-574) mentre l’abbigliamento ha perso 62 aziende e il tessile 39. Un settore, quello della moda, composto da 3.863 aziende nel calzaturiero, 1.891 nell’abbigliamento e 424 nel tessile. In Italia, negli ultimi cinque anni il sistema moda ha perso 5.800 aziende e oltre 52 mila addetti ma resta fondamentale per la nostra economia, con un fatturato che lo scorso anno ha superato i 50 miliardi di euro.
Le esportazioni del sistema moda marchigiano nel 2016 ha perso il 5,6% scendendo da 2 miliardi e 646 milioni a 2 miliardi e 497 milioni di euro (-148,6 mln) soprattutto per la forte diminuzione registrata nelle province del distretto calzaturiero fermano maceratese dove si registra un calo delle esportazioni che sfiora l’8%. In frenata anche gli investimenti.
Secondo l’Osservatorio Ebam, solo il 13% delle imprese artigiane con dipendenti della moda marchigiana ha investito nel secondo semestre dell’anno scorso e nei prossimi mesi non sono previsti segnali di ripresa. Le previsioni dell’Ebam per il primo semestre 2017 indicano un’attività stabile per l’88,3% delle imprese calzaturiere mentre il 10,4% pensa di diminuire la produzione e solo l’1,3% conta di aumentarla. Nel tessile abbigliamento il 75% ritiene che la produzione rimarrà stazionaria, il 16,7% si aspetta un calo produttivo e l’8,3% si aspetta un incremento dell’attività. (AdnKronos)