Non si dà pace. Cambia continuamente forma e dimensioni. È vero, tutti i vulcani attivi lo fanno, soprattutto nell’area sommitale in corrispondenza delle bocche eruttive, ma l’Etna, il vulcano più grande d’Europa, ne detiene sicuramente il primato. Cento anni fa aveva un unico Cratere Centrale. Oggi se ne contano almeno quattro, anzi cinque, se consideriamo l’ultimo nato di oltre 300 metri di altezza, il Nuovo Cratere di Sud-Est. Ma non finisce qui.
Anche l’ultima eruzione – spiega Silvia Mattoni nella newsletter INGV – è “figlia” di questa successione di eventi. Dalla fine di gennaio, l’attività eruttiva intermittente ha dato vita a un altro piccolo cono piroclastico sulla sella morfologica esistente tra il vecchio e il Nuovo Cratere di Sud-Est. Mentre, dal 21 marzo in poi, dalla base del Nuovo Cratere di Sud-est ha preso piede una lenta ma costante attività effusiva, con una colata lavica dagli scenari di incredibile bellezza. La lava, finita nella Valle del Bove, si è sfrangiata in mille rivoli incandescenti, capaci anche di inglobare la neve lungo i pendii, causando, al contatto tra il fuso incandescente e la neve, trasformata in acqua e poi in vapore, vistose esplosioni idro-magmatiche. Sul versante sudoccidentale del vulcano, invece, la lava ha creato fiumi incandescenti lunghi fino a tre chilometri, trasformandosi in meta continua di turisti e appassionati, soprattutto nelle ore notturne. Uno spettacolo unico, ma anche l’occasione per studiare questi fenomeni e provare a comprenderli, applicando nuovi strumenti per il monitoraggio dei flussi lavici messi a punto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Come la tecnologia LiDAR (Light Detection And Ranging), un sistema di telerilevamento “attivo” per l’esecuzione di rilievi topografici ad alta risoluzione tramite mezzo aereo, realizzata dai ricercatori INGV, per misurare l’entità dei cambiamenti morfologici che dal 2007 al 2010 hanno interessato l’Etna. La nuova topografia del 2010 rappresenta, infatti, un punto di partenza per il calcolo dei successivi mutamenti morfo-strutturali del vulcano. Mutamenti importanti, come quelli accaduti dal gennaio 2011 in poi, che hanno dato vita a una lunga serie di eventi eruttivi sommitali e alla nascita del nuovo cono del Cratere di Sud-Est, alto 300 m e cresciuto più velocemente di qualsiasi altro vulcano nella storia documentata.
A svelare i tanti volti dell’Etna, due vulcanologi dell’Osservatorio Etneo, Boris Behncke e Marco Neri: