Antichi papiri, opere letterarie, lettere private e documenti pubblici, lucerne, abiti e accessori femminili, giochi per bambini e strumenti musicali. In totale circa sessanta pezzi, risalenti al III-IV secolo d.C., che cercano di ricreare il contesto sociale, culturale e religioso il più vicino possibile a quello che si respirava nell’Egitto in cui visse la giovane martire Caterina di Alessandria. È la suggestione da cui nasce “Santa Caterina d’Egitto – L’Egitto di santa Caterina”, la mostra frutto della collaborazione tra il Comune di Bagno a Ripoli (Firenze) e l’Istituto Papirologico “Girolamo Vitelli” dell’Università degli Studi di Firenze, prestigiosa istituzione che si occupa di recuperare, conservare e studiare il materiale papiraceo di epoca greco-romana. L’esposizione è visibile all’Oratorio dedicato alla martire delle Ruote che sorge nella frazione di Ponte a Ema a Bagno a Ripoli. A fornire l’intuizione per questa preziosa mostra che consente al pubblico di vedere papiri e reperti di inestimabile valore storico e documentario, sono stati i dipinti trecenteschi che affrescano la Cappella dell’Oratorio di Santa Caterina. Realizzati da artisti di fama come Maestro di Barberino, Pietro Nelli e Spinello Aretino, che nella seconda metà del XIV secolo vennero chiamati ad abbellire abside e campata dalla famiglia Alberti, proprietaria dell’Oratorio, gli affreschi riportano gli episodi legati alla vita della giovane martire egiziana, come la discussione con i saggi pagani, le nozze mistiche, la Passione, il supplizio delle ruote. Gli affreschi descrivono, però, un Egitto distante da quello del III-IV secolo d.C., età in cui si presume abbia vissuto santa Caterina. Da qui, l’idea della curatrice della mostra, la ricercatrice dell’Istituto Papirologico Simona Russo, di riunire reperti archeologici e documenti per mostrare, con una minuziosa e accurata ricostruzione filologica, l’Egitto all’epoca della martire, e offrire una visione del panorama culturale e sociale a lei coevo, rendendo più ”tangibili” le immagini degli affreschi dell’Oratorio. I circa sessanta pezzi in esposizione, di cui circa la metà sono papiri, provengono dall’Egitto, risalgono per la maggior parte al III-IV secolo d.C. e appartengono prevalentemente all’Istituto Papirologico. Ci sono però tre preziose eccezioni: due papiri provengono dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, mentre il terzo appartiene alla Biblioteca Apostolica Vaticana che ha eccezionalmente concesso questa ”trasferta”. Il materiale papiraceo, che raccoglie testi sia pubblici che privati, scambi epistolari e disegni, tramanda e rende vivi i grandi avvenimenti della storia che fanno da sfondo alla vita di santa Caterina, come il tentativo imperiale di limitare la diffusione del Cristianesimo, le trasformazioni della civiltà pagana, le interazioni e i conflitti tra modi molto diversi di intendere l’umano e il divino. Accanto ai papiri, saranno esposti frammenti di abiti, reperti archeologici, oggetti di vita quotidiana restituiti dalle sabbie egiziane per ricostruire le occasioni di svago, le vesti che la santa indossava, il suo percorso scolastico e persino le sue preferenze alimentari.