Con l’arrivo della primavera il ramo principale del “getto sub-tropicale” tende a salire di latitudine, andando ad interessare l’area sub-tropicale, con grandi scorrimenti nell’alta troposfera, ad oltre gli 9-10 chilometri di altezza. La caratteristica principale della “getto sub-tropicale” è che, oltre ad essere molto violenta, la sua forza si concentra lungo un asse quasi orizzontale situato al confine fra l’alta troposfera e la parte più bassa della stratosfera. All’interno di questo asse orizzontale, su cui agisce la “corrente a getto”, si sviluppano forti gradienti verticali e laterali dell’intensità del vento che presenta uno o più massimi di velocità. Di solito la lunghezza del “getto sub-tropicale” è di diverse migliaia di chilometri, mentre la sua larghezza si aggira intorno a qualche centinaia di chilometri o anche meno.
Per questo l’individuazione del “getto sub-tropicale” viene agevolata dalla presenza di flussi d’aria che presentano delle tipiche forme a meandro, ben apprezzabili anche dalle moviole satellitari. Le “correnti a getto” principali sono quella polare, che agisce solitamente tra i 30° N e i 70° N, e quella sub-tropicale, che troviamo in azione attorno i 20° N e i 50° N. Il “getto sub-tropicale” risulta più forte del “getto polare”. Secondo alcuni studi le “correnti a getto” si sviluppano a seguito della formazione di grossi “gradienti termici orizzontali” che, a loro volta, determinano importanti squilibri barici fra masse d’aria notevolmente differenti fra loro.
In queste condizioni, se una delle masse d’aria giace poco a nord dell’altra, il vento non fluirà direttamente dall’area fredda a quella calda, ma verrà deflesso dalla nota forza di Coriolis e fluirà con grande intensità lungo la linea di demarcazione tra le differenti masse d’aria. Scorrendo a grandissima velocità nell’alta troposfera e nella parte bassa della stratosfera, dove l’influenza orografica è pressoché nulla, tali flussi d’aria assumono un andamento pienamente lineare per diverse migliaia di chilometri, percorrendo indisturbate l’intero emisfero, in genere con un andamento da ovest ad est.
La “Jet Stream” inoltre ha un ruolo molto fondamentale anche per quel che concerne i collegamenti aerei fra i vari continenti. Ad essa si associano pure tutti quei fenomeni, come i tanto temuti (soprattutto dai piloti dei voli intercontinentali) Clear Air Turbulence, ossia le turbolenze in aria limpida, generate dal “Wind Shear” orizzontale e verticale interno alla forte corrente. Nei prossimi giorni la forte “corrente a getto sub-tropicale”, elevandosi ulteriormente di latitudini, passerà con il suo ramo principale sopra tutta l’Asia meridionale, con dei massimi di vento in alta quota che si attesteranno al di sopra della penisola Arabica, in movimento verso l’Iran, il Pakistan e l’India.
Un fortissimo “getto” dall’Egitto e dalla penisola Arabica si propagherà a tutto il continente asiatico, dall’Iran al Pakistan e all’India, investendo in pieno pure le massime vette della catena montuosa dell’Himalaya (gli over 7000 e 8000), tra cui anche l’Everest, il famoso tetto del mondo con i suoi 8848 metri. Difatti le più importanti cime dell’Himalaya nei prossimi giorni, anzi settimane, saranno letteralmente spazzate dal cosiddetto asse inferiore del potente flusso d’aria, che impattando con le vette, determinerà considerevoli turbolenze, con condizioni eoliche davvero estreme.
La velocità del vento può raggiungere picchi talmente violenti da riuscire a sollevare enormi quantità di neve depositata, trasportandola da un versante all’altro. Bisognerà aspettare fino alla fine della primavera e l’inizio della prossima estate per vedere una attenuazione della “getto sub-tropicale” nell’area himalayana. Difatti non è un caso se le scalate alle massime vette vengono effettuate poco prima dell’inizio del Monsone estivo da SO. In questo periodo, il “getto sub-tropicale” comincerà a salire verso latitudini più settentrionali agevolando una riduzione della velocità media del vento in alta montagna.