Big data, Internet delle cose, intelligenza artificiale, realtà virtuale. In un’unica espressione ‘Digital Revolution’, un processo di digitalizzazione delle informazioni, delle nuove tecnologie e del sapere che è ormai entrato a far parte della nostra vita quotidiana. Una rivoluzione che presenta grandi opportunità e grandi sfide, ma anche rischi che bisogna comprendere per saperli affrontare.
Di tutto questo si è parlato oggi nel corso di una edizione speciale della conferenza mondiale ‘The future of science’, dal titolo ‘Digital Revolution: come cambierà la nostra vita’. Dopo il successo ottenuto dal tradizionale appuntamento che si svolge ogni settembre a Venezia, il dibattito è stato ospitato dall’università di Milano-Bicocca con l’obiettivo di presentare queste tematiche e approfondirle con gli studenti e i ricercatori del territorio lombardo. Un obiettivo, quello della divulgazione tecnico-scientifica, che è alla base della mission delle tre Fondazioni organizzatrici di ‘The future of science’: la fondazione Umberto Veronesi, la fondazione Silvio Tronchetti Provera e la fondazione Giorgio Cini.
L’incontro, al quale hanno preso parte Cristina Messa, rettore dell’università di Milano-Bicocca, Chiara Tonelli, presidente di ‘The future of science’ e Marco Tronchetti Provera, presidente della fondazione Silvio Tronchetti Provera, ha visto confrontarsi cinque tra i maggiori esperti della materia a livello mondiale: Carlo Batini (professore del dipartimento di Informatica dell’università Bicocca), Alessandro Curioni (vicepresidente europeo e direttore di Ibm Research di Zurigo), Derrick De Kerckhove (già professore di Culture e Tecnologia e direttore del McLuhan program all’università di Toronto, direttore scientifico Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia), Alberto Sangiovanni-Vincentelli (professore di Ingegneria Elettrica e Scienze dei Computer dell’università di Berkeley) e Giuseppe Testa (professore di Biologia molecolare dell’università degli Studi di Milano). “La crescente diffusione di dati digitali generati dal Web, dai social network, dall’Internet delle cose consente di costruire modelli interpretativi e predittivi – ha spiegato nel suo intervento Carlo Batini – ma al tempo stesso tale immensa quantità di dati ha inevitabili impatti sia sul sociale che sulla governance degli Stati”. I dati, in tutte le loro forme, sono ormai una risorsa sempre più utilizzata. Tuttavia, ha sintetizzato Alessandro Curioni, “su numerosi fronti, dai settori industriali a quelli professionali, l’esplosione di dati sta superando la capacità umana di farvi fronte e di comprenderne il significato insito”.
La rivoluzione digitale coinvolge pertanto molti aspetti della nostra vita, con impatti sui singoli individui, sulla società, sulla biotecnologia e sulla pedagogia: “Lo spazio virtuale, quello che occupa internet, rappresenta, insieme allo spazio reale e allo spazio mentale, un terzo ambiente da gestire”, ha spiegato Derrick de Kerckhove sottolineando che “la rivoluzione digitale rovescia lo status dell’individuo: da persona autonoma, indipendente e con libero arbitro, l’uomo diviene totalmente prigioniero dei data. Si ritrova distribuito in profili, vittima del suo proprio inconscio digitale”. “I nostri sistemi biologici – ha spiegato Giuseppe Testa – si stanno gradualmente sviluppando all’interno di mondi paralleli multipli, spinti dalla convergenza di due flussi di innovazioni: la digitalizzazione delle forme viventi e delle nostre forme di conoscenza e socialità. Gli strumenti biotecnologici a disposizione consentono di studiare i fenomeni biologici sempre più come integrazioni di dati digitali e forme di vita digitalizzate”. Ma se di possibili preoccupazioni e rischi è giusto parlare, è necessario anche esaminare tutti i numerosi aspetti positivi ai quali si va incontro.
Per il futuro prossimo, “la tendenza generale è chiara – ha spiegato Alberto Sangiovanni-Vincentelli – Internet delle cose, realtà virtuale e dispositivi connessi saranno così pervasivi da modificare alla radice la società e l’ambiente in cui viviamo. La nostra società sarà più intelligente, le città diventeranno smart cities, le auto saranno self driving, le case saranno smart homes”.
La rivoluzione digitale ha “modificato così profondamente ogni settore economico, produttivo e sociale che è difficile oggi immaginare la nostra quotidianità senza i benefici dell’innovazione tecnologica – ha dichiarato Cristina Messa, rettore dell’università di Milano-Bicocca – dagli smartphone sempre più intuitivi alla precisione della diagnostica per immagini, dall’efficacia della tracciabilità alimentare alla sicurezza e alla sostenibilità ambientale”. Il “nostro ateneo è sensibile e attento allo sviluppo della conoscenza legata alla data science e, in particolare, alle sperimentazioni e alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie ai nostri studenti e ricercatori. Dalla necessità di affrontare le nuove sfide e potenzialità digitali nasce quindi l’incontro di oggi, dove Istituzioni e Aziende dal profilo internazionale si confrontano per comprendere e seguire le innovazioni da cui dipenderà non solo il futuro dei saperi, ma di noi tutti”.”Siamo ormai entrati in una fase di digitalizzazione continua ed accelerata che pone implicazioni profonde – ha dichiarato la professoressa Chiara Tonelli, presidente della conferenza mondiale ‘The future of science’ e professore di Genetica dell’università statale di Milano -. Nelle scienze naturali gli strumenti offerti dalle biotecnologie consentono di analizzare i fenomeni biologici sempre più come integrazioni di dati digitali: dai genomi agli epigenomi, dalle cellule agli organi, tutti i livelli di organizzazione biologica sono oggi riconducibili a un desiderio di digitalizzazione ed esaminati, in quanto rappresentazioni del nostro stato di salute o di malattia. Lo stesso accade con molteplici aspetti della socialità umana, soggetti alla dilagante messa in rete delle conoscenze e delle relazioni”.
La Digital Revolution “rappresenta una grande opportunità di fronte alla quale il Paese non deve farsi trovare impreparato e per affrontarla al meglio le aziende hanno la necessità di avvalersi di figure professionali nuove e altamente specializzate e nello stesso tempo multidisciplinari – ha sottolineati Marco Tronchetti Provera, presidente della Fondazione Silvio Tronchetti Provera -. Per questo motivo abbiamo deciso di portare l’esperienza di ‘The future of science’, che fin dalla sua nascita rappresenta un momento di dialogo tra il mondo della ricerca scientifica e la società civile e produttiva, in un luogo-simbolo come l’università, dove crescono e si formano i giovani talenti. Questa edizione speciale di ‘The future of science’ – ha concluso – è un’occasione importante per sensibilizzare i giovani alle nuove sfide”. (AdnKronos)