Ottantamila ogni anno. Tanti, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono i bambini e gli adolescenti italiani che subiscono vessazioni e maltrattamenti. Violenza fisica, abusi sessuali ed emotivi, abbandono e trascuratezza, vissuti nella maggior parte dei casi nell’ambiente familiare. Un dato drammatico al quale si aggiunge un 22-23% di 11-13enni che sperimentano ripetuti atti di bullismo o cyberbullismo. Piccole vittime che rischiano la Salute mentale, avvertono da Firenze gli esperti riuniti per il 25esimo Congresso dell’Epa, l’European Psychiatric Association. Dal summit, per la prima volta ospitato in Italia, si leva un appello: “Occorre agire senza più indugi, perché molto si può fare sul piano della prevenzione”. I bambini esposti a violenze e maltrattamenti, spiegano gli specialisti, hanno una probabilità tripla di sviluppare problemi mentali: secondo gli studi, dal 50 all’80% li manifesterà. Le conseguenze da adulti dei traumi vissuti da giovanissimi sono numerose: la tendenza al suicidio raddoppia o triplica rispetto alla popolazione generale, così come il possibile sviluppo di depressione maggiore, disturbi da stress post-traumatico, deficit della crescita, disturbi d’ansia. Completano il quadro una maggiore predisposizione maggiore all’obesità, a comportamenti aggressivi e sessuali a rischio, all’abuso di alcol e sostanze, e un’esposizione più alta a malattie croniche, come dimostrato da diverse ricerche scientifiche. Non sono esclusi neppure eventi letali: l’Oms stima in circa 155 mila le morti ‘under 15′ accertate nel mondo a seguito di abusi e/o abbandoni. “I maltrattamenti subiti nell’infanzia contribuiscono all’insorgenza di molte malattie nell’età adulta. Si calcola che nei Paesi sviluppati ogni anno un bambino su 10 sia vittima di maltrattamenti”, afferma Silvana Galderisi, di Napoli, presidente dell’Epa. “Anche in Italia”, conferma Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria e direttore del Dipartimento di Neuroscienze all’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano. “Recenti ricerche scientifiche – continua Galderisi – hanno dimostrato che le esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza attivano i sistemi ormonali e neurochimici dello stress al punto che la loro risposta diviene tossica. Ciò può comportare danni strutturali e funzionali al cervello e ad altri organi; interferire con la risposta del sistema immunitario; compromettere la capacità di rispondere in modo adeguato agli eventi stressanti nel corso della vita, dunque aumentare il rischio di patologie sia fisiche che mentali”. Alla luce di tutto questo, il problema del maltrattamento sui bambini assume “una dimensione sociale che richiede interventi di tutela per la Salute pubblica – ammonisce la numero uno dell’Epa – E’ necessario innanzitutto porre l’accento sulla necessità di considerare la Salute mentale una componente essenziale della Salute pubblica, con un impatto significativo sul capitale umano, sociale ed economico di tutti i Paesi europei. Ecco perché, per trovare soluzioni efficaci e fattive, è necessario il sinergico coinvolgimento di tutte le figure che ruotano attorno ai disagi mentali e psichici”. In altre parole, è il messaggio di Galderisi, “la psichiatria deve entrare in aperto dialogo con altri settori, da quello sanitario a quello delle politiche sociali e scolastiche”, e con “diverse discipline come la pediatria, la medicina di base, la neuropsichiatria infantile, la psicologia, l’assistenza sociale, il mondo dell’istruzione e del lavoro”. L’obiettivo è “elaborare, a vantaggio del benessere psico-emotivo del bambino e della famiglia, dei programmi di prevenzione e modalità di intervento in grado di affrontare la problematica nelle diverse età della vita, nelle sue espressioni fisiche, mentali e sociali”. “Tra le azioni più utili – suggerisce la presidente italiana degli psichiatri europei – si evidenziano programmi educazionali e di formazione dedicati a insegnanti, pediatri e medici di base, per riconoscere nel bambino le manifestazioni del disagio”. Oppure “corsi di formazione alla genitorialità per giovani coppie, in cui apprendere come le conseguenze di abusi e maltrattamenti – quali percosse sulla testa, violenti scossoni impartiti a un neonato o bambini lasciati da soli con un genitore che fa abuso di alcol – possono lasciare gravi ripercussioni sulla vita futura della persona che ne è stata vittima”. Un esempio? “A Napoli, così come in altre città – riferisce Andrea Fiorillo, associato di Psichiatria all’università della Campania e membro del Consiglio direttivo della Società europea di psichiatria – stiamo portando avanti un progetto di sensibilizzazione nelle scuole, soprattutto nei contesti più disagiati, per informare gli studenti delle scuole superiori e i loro insegnanti sugli effetti sulla Salute mentale dei maltrattamenti subiti in età infantile e adolescenziale”.