L’Avvocato Romolo Reboa, legale di alcune famiglie coinvolte nella tragedia dell’Hotel Rigopiano, è intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus per commentare gli ultimi sviluppi sulle indagini.
“La Procura della Repubblica, dopo tre mesi di indagini, ha iscritto alcune persone nel registro degli indagati. Tra queste persone ci sono due esponenti politici che rappresentano altrettanti enti pubblici, la Provincia di Pescara ed il Comune di Farindola. Se esistono degli indizi e degli elementi per poter consentire a queste due persone di esercitare il loro diritto di difesa esistono altresì delle prove, ragionevoli, della responsabilità civile e di comportamenti inadempienti da parte degli enti da essi presieduti. Sei si va ad ipotizzare una responsabilità per colpa, quindi personale, è evidente che dietro c’è una responsabilità dell’Ente talmente tanto grande che il suo vertice viene chiamato a rispondere personalmente. Questi Enti, che sono rimasti silenti e che si stanno palleggiando delle responsabilità, avrebbero dovuto adottare atti di carattere amministrativo finalizzati a risarcire il danno, quantomeno ad indennizzarlo. Invece nulla”.
Reboa ha sottolineato l’accuratezza delle indagini: “Se una Procura della Repubblica così attenta ha preso queste decisioni vuol dire ci sono pesanti elementi a carico degli Enti e non dei singoli, voglio che sia ben chiaro. La responsabilità di questi Enti era chiara sin dal primo colloquio con gli inquirenti”.
Secondo alcuni “solo” sei indagati sono pochi: e per Reboa sono solo i primi: “Le indagini non sono concluse e potranno esserci nuovi iscritti. Questi sono i primi. Abbiamo di fronte dei magistrati molto seri, che non vogliono essere protagonisti. L’iscrizione nel registro degli indagati deve essere sempre ponderata. In futuro arriveranno gli altri. Un magistrato “protagonista” avrebbe fatto diversamente. Questo atteggiamento è una garanzia per gli indagati e le vittime. La Procura non sta giocando a poker. Un magistrato serio non è quello che fa richieste di condanna clamorose o che vuole finire sui giornali. Ritengo probabile che anche la Regione Abruzzo possa essere responsabile civilmente”.
Sulle case della morte delle 29 persone per Reboa non ci sono più dubbi: “Ormai è certo, quelle persone sono morte perché sono state fatte salire quando c’era un allarme valanghe quattro e quando era chiaro che quella strada non poteva essere ripulita”.