“La probabilità di esposizione a un attacco chimico è amplificata da un’apparente mancanza di ferite esterne riportata in casi che mostrano una rapida insorgenza di sintomi simili, compreso distress respiratorio acuto come causa principale di morte. Alcuni casi sembrano mostrare segni aggiuntivi coerenti con l’esposizione a sostanze chimiche organofosforiche, una categoria che comprende agenti nervini”. A riferirlo è l’Oms in una nota con cui esprime allarme per quanto accaduto a Khan Shaykhun, nella zona rurale di Idlib in Siria.
L’Oms ricorda i primi report che nel 2012 parlavano di uso di agenti chimici in Siria, da allora ne sono seguiti altri “con frequenza preoccupante, incluse ripetute accuse di uso di cloro ad Aleppo e dintorni lo scorso anno, soprattutto da settembre a dicembre 2016 – si legge nella nota – Questo ultimo incidente segnalato è il più orribile, dall’attacco di Ghouta di agosto 2013” a oggi.
Da quando si è cominciato a parlare di possibile uso di agenti chimici, l’Oms ha messo in campo alcune azioni, tra cui la definizione di nuovi protocolli di gestione clinica e la preparazione degli ospedali a ricevere e trattare pazienti esposti a queste sostanze. Sono stati formati medici, la maggioranza dei quali provenivano proprio da Idlib. “In ogni caso, visto il numero di pazienti che necessitano di trattamento, il personale qualificato disponibile è insufficiente”.
Si tratta di un’area già in difficoltà da un punto di vista sanitario: “La capacità degli ospedali nella zona circostante è limitata, tanto più che un certo numero di strutture sono state danneggiate a causa del conflitto in corso. Subito dopo l’uso riferito di sostanze chimiche altamente tossiche a Idlib, dopo aver ricevuto i primi pazienti, l’ospedale di Al Rahma è stato danneggiato e reso temporaneamente non funzionante. Il Ma’ara Hospital, uno dei principali ospedali della zona, è stato invece fuori servizio fin da domenica scorsa a causa di ingenti danni alle infrastrutture”, sottolinea.
L’Oms resta in contatto costante con i partner sanitari a Idlib per monitorare l’impatto e le esigenze di salute, e sta “lavorando anche con i partner transfrontalieri per salvare vite umane. L’uso di armi chimiche – ricorda l’agenzia Onu nella nota – è un crimine di guerra vietato in una serie di trattati internazionali, tra cui la Dichiarazione dell’Aja sui gas asfissianti, il Protocollo del 1925 di Ginevra, la Convenzione sulle armi chimiche (Cwc) e lo Statuto della Corte penale internazionale”. (AdnKronos)