“Mai vista una siccità di tale portata tra fine marzo e i primi di aprile”. Giulio Rocca , presidente di Confagricoltura Venezia, lancia l’allarme alle autorità competenti: “Gli agricoltori sono in grave sofferenza e vogliono essere informati e partecipare alle scelte che verranno prese. La terra è secca oltre misura – spiega Rocca – e si tratta di un fenomeno che non si ricorda a memoria d’uomo quindi assolutamente eccezionale. In questo periodo l’operazione colturale più delicata è la semina del mais che non si riesce a fare a causa dei terreni troppo aridi oppure, laddove si era già provveduto alla semina, ci troviamo di fronte a piante appena nate che rischiano di seccare in campo”.
“In questo momento anche il frumento è in “levata” cioè nella fase in cui necessita di acqua in abbondanza. Inoltre tutti i vigneti giovani, di cui la provincia veneziana è piena, sono in deficit idrico e si rischia di vedere le barbatelle, appena piantate, seccare in campo. In molte zone i consorzi di Bonifica non hanno ancora potuto mettere a disposizione degli agricoltori l’acqua per irrigare ”, spiega.
Anche la Regione nei giorni scorsi aveva confermato che si sta superando in negativo ogni record storico di siccità relativo agli ultimi 20 anni. “Le conseguenze si vedono anche su corsi d’acqua piccoli e grandi” – sottolinea Rocca – e siamo alla disperazione”. Analizzando il periodo compreso tra ottobre 2016 e marzo 2017, si registra un deficit di 170 millimetri di precipitazioni, a fronte dei 350 millimetri attesi. Ma il dato davvero tragico è la mancanza assoluta di neve in montagna che difficilmente quindi potrà permettere di recuperare la mancanza di precipitazioni. Una settimana fa c’è stato anche un vertice in Regione, con l’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin e l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan, per individuare possibili soluzioni nel breve e medio periodo sia per l’approvvigionamento idrico, sia per l’irrigazione.
“Dopo mesi di siccità – sottolinea il presidente Rocca – la situazione che si prospetta è globalmente molto preoccupante per il mondo agricolo. Siamo infatti in una fase che potrebbe indurci a richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza”.
Anche secondo le autorità sembra difficile che la situazione possa trovare una veloce e radicale via di uscita, perciò bisogna fare i conti con la poca acqua che c’è e gestirla nel miglior modo possibile.
La Regione punta a mettere in pratica quanto previsto dalla legge 152 del 2006, secondo la quale, in caso di carenza idrica va salvaguardato prima l’impiego idropotabile e poi quello agricolo. In Regione confermano che ci si impegna per venire in aiuto degli acquedotti che sono già in difficoltà, mentre i grandi serbatoi idroelettrici vanno sfruttati al minimo e andrà turbinata solo l’acqua assolutamente necessaria per l’agricoltura. In linea generale, anche se si registrassero precipitazioni, non si potrebbe comunque risolvere il problema a breve. Serve quindi la pianificazione più pragmatica e scientifica possibile. “Attendiamo le proposte formulate dall’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del Distretto Idrografico delle Alpi orientali – conclude Rocca – E’ prevista infatti l’attivazione di un tavolo di confronto con le Province autonome di Trento e Bolzano per la gestione della risorsa idrica sul fiume Adige, che rappresenta attualmente il punto più critico del sistema sia come portata, sia per la risalita del cuneo salino alla foce. Ma su ogni passaggio e ogni decisione, gli agricoltori vogliono essere adeguatamente informati e ottenere risposte in grado di sostenere i propri bisogni”.
In pratica sono previste: iniziative di sensibilizzazione sull’uso dell’acqua, soprattutto nei confronti degli operatori agricoli; misure di contingentamento dei prelievi irrigui in base alle effettive e diversificate necessità bacino per bacino che verranno individuate d’intesa con i Consorzi di bonifica veneti; l’indicazione ai gestori dei serbatoi idroelettrici di trattenere i volumi corrispondenti alla riduzione delle competenze agricole. (AdnKronos)