Astronomia: che tempo fa su Proxima b? Una ricerca indaga sul clima del “gemello” della Terra

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Fino a una manciata di mesi fa ignoravamo l’esistenza del ‘pianeta gemello’ simile alla Terra, e ora c’è già chi ne indaga la meteorologia.

Dalla sua scoperta ad oggi, Proxima b, l’esopianeta che ruota attorno alla vicinissima Proxima Centauri, ha già collezionato una serie di studi sulla sua potenziale abitabilità.

Ma ora un nuovo articolo pubblicato su Astronomy & Astrophysics e coordinato da ricercatori dall’Università di Exeter cerca per la prima volta di indagare il clima di questa potenziale Terra 2.0.

Le prime ricerche compiute attorno a Proxima b – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno già dimostrato che il pianeta sarebbe un buon candidato a ospitare forme di vita: è roccioso come la Terra e con massa confrontabile.

Come se non bastasse, la sua dimora risiede nella cosiddetta fascia di abitabilità, una ideale porzione di spazio a una distanza dalla propria stella tale da avere – sempre in teoria –  acqua in forma liquida e calore a sufficienza.

Ecco che a questo punto il meteo di Proxima b diventa cruciale: solo un clima favorevole alla vita può infatti diventare la carta vincente per favorire l’ipotesi dell’abilità dell’esopianeta.

Gli scienziati hanno preso un particolare modello di climatologia chiamato Met Office Unified Model, utilizzato per studiare il meteo terrestre per diverse decadi, e l’hanno applicato a una simulazione informatica per simulare le condizioni climatiche di Proxima b.

A questo punto hanno adattato il modello a tipologie diverse di atmosfere – corrispondenti alle varie composizioni ipotizzate per il ‘cielo’ del pianeta di Proxima Centauri.

“Abbiamo guardato a un certo numero di scenari differenti – spiega Ian Boutle, prima firma dello studio – a partire dalle configurazioni orbitali più probabili utilizzando un set di simulazioni”

I risultati mettono in luce l’affascinante possibilità che sull’esopianeta ci sia effettivamente un regime climatico stabile, adatto alla vita. Ma questo è, appunto, solo uno dei ‘mondi possibili’: servirà ancora molto lavoro e altrettante simulazioni prima di dimostrare che Proxima b può effettivamente ospitare forme di vita.

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