Astronomia: realizzata la prima mappa del cielo basata sui quasar

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Unite i puntini e avrete la mappa del cosmo. I puntini in questione sono i quasar, nuclei galattici attivi luminosissimi e molto distanti dalla Terra, la cui connessione ha permesso di realizzare una cartina 3D della struttura dell’Universo.

È l’ultimo risultato del mastodontico progetto Sloan Digital Sky Survey (SDSS), i cui dati sono stati utilizzati per costruire la prima mappa del cielo basata sui quasar.

I risultati, pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, permetteranno una misura più dettagliata dell’espansione cosmica, e al tempo stesso di ottenere nuovi indizi sulla misteriosa e ineffabile energia oscura.

SDSS – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – aveva già contribuito lo scorso luglio alla costruzione della più grande mappa tridimensionale delle galassie distanti, in una spettacolare “cartina geografica” cosmica comprendente un totale di 1.2 milioni di galassie e un volume di 650 miliardi di anni luce cubici.

Il nuovo studio, realizzato come parte dell’esperimento Extended Baryon Oscillation Spectroscopic Survey (eBoss), ha ora permesso di misurare la posizione dei buchi neri supermassicci che ‘abitano’ al cuore dei quasar distanti.

Per costruire la mappa, i ricercatori hanno utilizzato il telescopio Sloan di 2,5 metri, osservando oltre 147mila quasar.  A partire dal calcolo della distanza di questi oggetti, è stata poi creata la mappa tridimensionale della loro posizione.

La luce sprigionata dai quasar analizzati risale all’epoca in cui l’Universo aveva un’età compresa tra 3 e 7 miliardi di anni, quindi ben prima della formazione del nostro pianeta.

Secondo gli astronomi, il fenomeno di espansione accelerata dell’Universo è continuato progressivamente, e la principale responsabile sarebbe proprio l’energia oscura.

La mappa 3D basata sui quasar confermerebbe questa ipotesi del modello standard della cosmologia: “Vorremmo saperne di più su questa enigmatica componente del cosmo – dice Will Percival dell’Università di Portsmouth e co-autore dello studio – perché rimane la sfida di capire cosa sia esattamente l’energia oscura, senza introdurre ipotesi alternative. Da questo punto di vista, eBoss ci sta fornendo sempre nuovi indizi per inserire l’energia oscura nella storia dell’Universo.”

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