L’allarme per il virus ‘WannaCry‘ riparte dalla Cina. L’agenzia per la cyber-sicurezza di Pechino ha avvertito che sono almeno 18mila gli indirizzi Ip raggiunti con certezza dal virus. Altri 5471 indirizzi, in gran parte localizzati a Pechino, Shanghai e sulla costa, sono stati colpiti con alta probabilità. Da venerdì la diffusione del ransomware è in corso, anche se – assicurano le autorità – sta rallentando. Sono state già colpite le reti intranet di diverse imprese nel settore bancario, dell’istruzione, dell’energia elettrica, ma anche l’assistenza sanitaria e i trasporti hanno subito conseguenze. L’autorità cinese per il cyberspazio ha avvertito gli utenti di installare e aggiornare i software di sicurezza per bloccare il ransomware. La polizia e il governo hanno fatto sapere di aver adottato misure contro l’attacco hacker e anche le compagnie di sicurezza online, tra cui Qihoo 360, Tencent e Kingsoft Security hanno detto di essere al lavoro. Per le autorità si tratta di “una sfida senza precedenti in materia di sicurezza su Internet”. Da parte sua l’organizzazione degli ospedali H+ non è a conoscenza di alcuna difficoltà nei nosocomi. “La problematica generale è nota: abbiamo comunque un elevato livello di protezione”, spiega il portavoce Conrad Engler. Non è stato quindi necessario emanare uno speciale allarme. Anche le FFS non sono state toccate dal cyberattacco. Un addetto stampa osserva che la sicurezza informatica è costantemente al centro delle attenzioni. I collaboratori vengono formati affinché abbiano una buona coscienza relativa ai rischi. Nemmeno UBS, Credit Suisse e Novartis segnalano oggi difficoltà particolari. Soprattutto le banche hanno subito adottato contromisure dopo le prime notizie del contagio mondiale.
Attacco hacker, allerta in Cina: oltre 20mila computer infettati
