Riprende martedì prossimo in aula al Senato la discussione, cominciata giovedì scorso, della legge sul riconoscimento della lingua italiana dei segni, strumento di comunicazione che consente, in primo luogo, ai bambini sordi un pieno sviluppo cognitivo e l’accesso all’istruzione, alla cultura e all’inserimento lavorativo e sociale. Si tratta di un provvedimento ancora in prima lettura a Palazzo Madama, che dovrà successivamente approdare alla Camera, ma molto atteso per due ordini di motivi. In Italia le persone sorde sono circa 960.000, cifra che comprende i nati sordi (e che quindi non hanno potuto acquisire il linguaggio parlato come i bambini udenti) e coloro che lo sono diventati per effetto di incidenti o malattie. L’espressione ‘molto atteso’ sottolinea anche lo scarto di due decenni con cui l’Italia recepisce le risoluzioni in materia di linguaggio dei segni, fatte dal Parlamento europeo nel 1988 e poi nel 1998. “La legge che riconosce piena dignità alla lingua dei segni italiana – ha confermato il senatore Pd Francesco Russo, relatore del testo sulla Lis, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama – arriva con almeno 20 anni di ritardo”. ”Presentiamo una norma di civiltà – ha aggiunto il senatore Pd, che ha svolto la prima parte della sua relazione in aula comunicando proprio con la Lis – provando a cancellare la vergogna di vivere nell’ultimo paese in Europa che non ha ancora una legge che riconosca pienamente i diritti essenziali delle persone sorde”. Il ddl stabilisce il riconoscimento della Lis ”quale lingua propria della comunità dei sordi, equiparandola pertanto a una qualsiasi lingua di minoranza linguistica”, che tra la propria origine da una base etnica. La Lis, invece, come si legge nella relazione, viene considerata una ”lingua non territoriale” della comunità dei sordi. In termini pratici vuol dire che la Lis verrà utilizzata nei rapporti con le amministrazioni pubbliche e con gli enti locali, nonché nei procedimenti giudiziari civili e penali. La legge garantisce l’insegnamento della lingua dei sordi nella scuola primaria e secondaria di primo grado nonché l’utilizzo dell’interprete della Lis nelle scuole superiori e nelle università. Verranno inoltre incentivate le trasmissioni televisive nelle quali è utilizzata la Lis e quelle gestite dai sordi. “Questo provvedimento – ha spiegato ancora Francesco Russo – ribadisce l’impegno a utilizzare tutti i canali comunicativi e linguistici, la sottotitolazione, le nuove tecnologie, i servizi di interpretariato in Lis e Lis tattile, per eliminare le barriere a comprensione e comunicazione, per promuovere la piena inclusione scolastica e universitaria, l’accessibilità ai luoghi di lavoro, alle strutture e ai servizi della pubblica amministrazione”. Non sembrano esserci ostacoli sulla strada dell’approvazione, anche se c’è chi chiede qualche aggiustamento in corso d’opera, perché, come puntualizza la senatrice di Mdp-Articolo 1, Nerina Dirindin, ”il provvedimento presenta ancora debolezze e ridondanze che andrebbero superate in aula“. Ad esempio, aggiunge, ”vanno evitate enunciazioni di principio non concretamente traducibili in azioni positive, adeguatamente finanziate e percorribili in tutto il territorio nazionale. Va garantita la diagnosi precoce e, nel rispetto della libertà di scelta, vanno assicurati tutti gli interventi che possono consentire al bambino sordo di sviluppare capacità di parlare e di comprendere gli altri“.