Raffineria di Gela modello di bioeconomia. E’ quanto sottolinea una nota di Eni in occasione dell’appuntamento internazionale che si è tenuto a Gela da titolo ‘The Bioeconomy in Transition – International Workshop on the future of Biorefineries in Europe’ che si è concluso oggi dopo una visita alla raffineria. Si è trattato di una 3 giorni di dibattiti e approfondimenti sul tema della bioeconomia, e in particolare sul ruolo delle bioraffinerie, organizzata dal Comune di Gela e da Unitelma-Sapienza Università di Roma con la collaborazione di Eni e la partecipazione di istituzioni ed esperti internazionali.
Al centro del confronto scientifico il polo industriale di Eni a Gela, che con l’investimento di 2,2 miliardi di euro previsti nel Protocollo del 2014, diventerà uno dei siti produttivi green più importanti d’Italia.
Negli ultimi anni l’industria europea delle raffinerie tradizionali ha attraversato un periodo di profonda crisi che ha portato alla chiusura tra il 2009 e il 2014 di ben 19 siti sui 98 presenti in Europa. In questo contesto, la riconversione green delle raffinerie è diventata una priorità strategica oltre che una necessità. Questo è il caso dell’impianto di Gela che, seguendo l’esempio di successo di Venezia, sarà trasformato in una delle poche raffinerie green di seconda generazione al mondo, con una fortissima attenzione al tema della sicurezza e dell’occupazione. La nuova bioraffineria, con una capacità di lavorazione di 750.000 tonnellate annue, sarà in grado di trattare progressivamente quantità elevate di oli fritti esausti, grassi animali e sottoprodotti dell’olio di palma da utilizzare per la produzione di biocarburanti. Significativo anche il miglioramento di tutte le matrici ambientali grazie ad un abbattimento delle emissioni (SO2, NOX, CO, polveri) superiore al 70% rispetto al ciclo tradizionale.
Nella transizione verso un modello sostenibile e innovativo, Gela diventerà un laboratorio per l’applicazione delle più avanzate tecnologie nel campo ambientale e delle rinnovabili, attraverso la realizzazione di un impianto pilota in grado di trasformare i rifiuti organici in bio olio e di un sistema di pannelli a concentrazione solare, sviluppato da Eni in collaborazione con il MIT di Boston e il politecnico di Milano.
Centrale nella strategia Eni è la produzione di biofuel e il progressivo passaggio da fonti di prima generazione a unconventional e advanced. Il bio olio prodotto dalla raffineria di Gela è un carburante di nuova generazione che consentirà di rispettare le prescrizioni della normativa europea sul contenuto energetico minimo di biofuel nei carburanti immessi nel mercato (10% al 2020). (AdnKronos)