Siamo a Pordenone, capoluogo di provincia del Friuli Venezia Giulia, il cui nome deriva da Castrum Portus Naonis, dal latino “portus” nel senso di porto e dall’antico nome del fiume Noncello che attraversa il territorio. Per Naone si è pensato ad una radice preromana ”nau” nel senso di nave. Un po di storia . Terme, templi, banchine portuali, specie nella zona archeologica di Torre, attestano la sua esistenza in epoca protostorica e romana. Ma la città vera e propria nasce verso il IX-X secolo, quando il “Portus Naonis” riuscì, per i suoi traffici sul Noncello, a superare d’importanza la vicina “Turris” e la “Curtis Naonis” (Cordenons). Pordenone passò quindi sotto il dominio di Venezia, con cui condivise le sorti fino all’arrivo dei Francesi. Il ritorno degli Austriaci coincise con un Ottocento in cui si vide un autentico decollo industriale, trainato dai cotonifici e che continuò anche col passaggio all’Italia del 1866. I danni della prima guerra mondiale e la crisi del settore cotoniero, portarono all’inizio del secolo ad un lento declino. Una decisa inversione di tendenza si ebbe nel secondo dopoguerra, quando ci fu una generale ripresa industriale, trainata dalla Zanussi che da piccola azienda di produzione di stufe, diventò un colosso europeo nel campo degli elettrodomestici. Nel 1968 Pordenone e la destra Tagliamento si staccano dalla Provincia di Udine e diventano capoluogo di provincia. Dal 1974 è sede vescovile della diocesi di Concordia-Pordenone. Cosa visitare a Pordenone? La “città vecchia” rimasta quasi intatta, con i suoi angoli pittoreschi: l’animato Corso Vittorio Emanuele, luogo di ritrovo e di passeggio preferito dai Pordenonesi, ricco di negozi, bar, ristoranti e lunghe file di portici. Da non perdere il Palazzo del Comune, vero gioiello dell’architettura gotica, con all’interno la Pinacoteca, con in particolare le opere di Giovanni Antonio de’ Sacchis detto “Il Pordenone”. Nella suggestiva Piazza San Marco, il maestoso Duomo, di struttura gotica, del XV secolo. Da non perdere la Chiesa di San Giorgio, con il suo magnifico campanile a colonna. Passeggiando tra le numerose botteghe di ceramiche, ci si imbatte in case affrescate con colori vivaci e simboli rappresentasnti la classe dei nobili cittadini. Dopo il grande incendio del 1318, che distrusse tutto il nucleo urbano, gli abitanti di Pordenone si diedero da fare per riscostruire, o meglio, regalare alla loro tanta amata città, il fascino che prima aveva. Mantenendo inalterato il precedente assetto urbanistico, si pensò di abbellire elegantemente la maggior parte degli edifici storici del centro. La strada principale cominciò a colorarsi: le facciate delle case delle più ricche famiglie di Pordenone furono affrescate con colori brillanti, ben accostati tra loro, in disegni e raffigurazioni ben precise. Era un modo per far capire a tutti l’agiata posizione sociale e la propria condizione economica. Affreschi che richiamano quelli tipici veneziani, seppur con qualche piccolissimo dettaglio che da questi li discosta. Un bellissimo esempio di quanto appena detto è il trecentesco palazzo conosciuto come Casa Simoni, in tutta la sua eleganza e Palazzo Popaite- Della Torre- Policreti, sulla cui facciata compaiono tutti e tre i simboli delle famiglie che l’abitarono. Ma è il Palazzo De Rubeis a spiccare per fama tra le tante case pictae: la facciata è completamente ricoperta da una tappezzeria a motivi geometrici, tra i quali si scorge un simbolo gotico. Tante le tradizioni: il Falò dell’Epifania: una tradizione antichissima, che ci riporta ai culti solari tipici del Medio Oriente e del fuoco del mondo antico; processo e rogo de la Vecia¸una tradizione di Metà Quaresima tipica del Friuli Occidentale; la festa di Santa Lucia; la Festa del Noncello, una manifestazione che ha come protagonista il fiume che attraversa la città, la via principale per gli scambi commerciali.