La sostenibilità? Un tema sul quale un italiano su quattro si dichiara molto ferrato e che per il 74% degli italiani è questione di stile di vita. E’ quanto emerge dall’indagine ‘Chi ha paura del cibo cattivo? Gli italiani e la sostenibilità’, promossa da Bologna Award – Caab, Centro Agroalimentare con Fondazione Fico, Fondazione Enpam e Unitec realizzata da Nomisma e presentata in anteprima in occasione del lancio di Bologna Award 2017, premio internazionale per la sostenibilità agroalimentare.
Ma cosa vuol dire ‘sostenibile’ per gli italiani? E’ un termine riferito all’ambiente e alla sua salvaguardia secondo 4 italiani su 10 (39%) o piuttosto alla tutela della salute secondo il 23%. Ma c’è anche chi lo mette in relazione con la biodiversità (15%), con il cibo della tradizione (8%) e persino con l’economia (5%). In ogni caso, la parola sembra entrata nell’uso comune: il 25% degli italiani, 1 su 4, si dichiara molto ferrato sull’argomento; il 58% la conosce anche se non si sente abbastanza informato sul tema e solo il 18% dichiara di ignorarne il significato.
Fra gli italiani, poi, sembra molto diffusa una certa preoccupazione per la sostenibilità: sommando la paura per i danni all’ambiente (13%) e alla salubrità del cibo (10%) il dato del 23% è secondo solo alla preoccupazione degli italiani per lavoro/disoccupazione (31%) e precede la preoccupazione per il terrorismo (19%), l’immigrazione (14%) e l’incertezza del clima politico (7%).
C’è poi il tema del rapporto tra sostenibilità e cibo. Su questo aspetto le opinioni divergono: il 18% assimila la sostenibilità alla produzione biologica, un altro 18% ritiene che sia sostenibile il cibo che si acquista direttamente dal produttore, mentre il 15% si concentra sulla ‘sostenibilità’ del packaging, riciclabile o biodegradabile. Un 12% delle risposte guarda al produttore e al fatto che il cibo sia ‘sostenibile’ se gli garantisce un equo compenso, secondo il 10% deve invece tutelare i diritti dei lavoratori e infine il 7% giudica sostenibile un cibo prodotto a basso impatto d’acqua.
Dunque, come promuovere e potenziare la sostenibilità alimentare? Su questo punto gli italiani sembrano non fare affidamento sui politici: si aspetta qualcosa da loro solo 1 italiano su 4, il 24%. Ma un altro 24% preferisce fare da sé e attivarsi in prima persona, mentre per il 27% è meglio confidare nell’industria alimentare (27%) o nell’agricoltura (17%). Soprattutto, la sostenibilità si conquista nel quotidiano con gli stili di vita e le scelte responsabili fatte in prima persona: lo dichiara ben il 74% degli italiani rispetto alla tutela dell’ambiente e il 67% rispetto a una crescita economica sostenibile che passa dalle scelte di ogni giorno negli acquisti.
C’è spazio anche per un giudizio sull’agricoltura italiana: che garantisca produzione di migliore qualità rispetto a quella degli altri Paesi è l’idea di oltre 1 italiano su 2 (57%), il 35% ritiene che l’agricoltura nazionale garantisce prodotti sostenibili, a differenza di quella degli altri Paesi.
Dal campo all’acquisto: solo 3 intervistati su 10 dichiarano di privilegiare il prezzo più basso nell’acquisto del cibo (32%), ben il 78% dichiara di scegliere il rapporto qualità/prezzo. L’attenzione alla qualità del cibo (58% delle risposte) si antepone alla comodità della sua fruizione (31%) ma anche alla caratteristica ecofriendly di un prodotto alimentare (39%). Il marchio biologico è il fattore portante delle scelte nel 28% dei casi mentre il 55% acquista soprattutto cibo che sa di non sprecare. Prima di aprire il portafoglio l’occhio va innanzitutto all’origine italiana (41%) e poi alla qualità della materia prima (39%). Il 14% dichiara di farsi influenzare dall’impatto calorico degli alimenti e il 5% si fa guidare dalle caratteristiche del processo produttivo nel momento dell’acquisto.
“Bologna Award, con l’indagine promossa quest’anno, diventa anche Osservatorio degli stili di vita e della sostenibilità degli italiani: monitorare i comportamenti è il primo passo per favorire una svolta culturale e negli stili di vita e di acquisto – sottolinea Andrea Segrè, presidente Caab e presidente della Fondazione Fico per l’Educazione Alimentare e alla Sostenibilità – ‘Chi ha paura del cibo cattivo?’ ci spiega che è cresciuta l’attenzione all’ambiente, così come alla salubrità del cibo”.
Anche la tecnologia può essere un supporto contro lo spreco di cibo. “Le tecnologie Unitec – sottolinea Angelo Benedetti, presidente Unitec – consentono di destinare le differenti classi di qualità di frutta e verdura al mercato più idoneo, in funzione di sapore, grado di maturazione, dolcezza, durezza, forma, colore, calibro, ecc… Questo permette di evitare il deterioramento di frutti perché destinati al mercato sbagliato (come ad esempio il ‘mischiare’ frutti con diversi gradi di maturazione) e mette le centrali ortofrutticole nelle condizioni di differenziare i canali di offerta in funzione dei diversi parametri di qualità, facendo arrivare a ciascun consumatore il suo ‘frutto perfetto’, senza sorprese”. (AdnKronos)