Momento di bilanci per la NASA. Il futuro dell’esplorazione spaziale americana appare infatti per certi versi incerto, con possibili cambiamenti da parte del governo Trump e un piano fiscale per il 2018 ancora indefinito.
Ma una cosa sembra sicura: l’agenzia spaziale USA vuole ‘conquistare’ la Luna. Più precisamente, colonizzarne l’orbita, con il progetto di una base cislunare per future missioni umane.
I primi moduli dell’avamposto dovrebbero partire come carichi secondari a bordo del futuro Space Launch System (SLS), probabilmente nell’ambito delll’Exploration Mission 2 (EM-2) prevista per il 2021.
Ma come arrivare a questo ambizioso traguardo? E quali saranno le principali tappe dell’esplorazione lunare firmata NASA?
Prima di tutto – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – occorre dire che l’idea di costruire una struttura in orbita attorno alla Luna non è nuova. L’agenzia americana lo considera da tempo un obiettivo strategico per permettere agli astronauti di testare le tecnologie necessarie per future missioni su Marte.
Ma soltanto nelle ultimissime settimane la NASA ha iniziato a fornire dettagli più concreti su come intende costruire questa base attorno alla Luna, e sugli obiettivi intermedi da definire.
“Inizia a esserci una certa urgenza – ha detto Bill Gerstenmaier, amministratore associato per l’esplorazione umana della NASA, nel corso del Goddard Memorial Symposium – perché i primi voli dell’SLS a ospitare elementi dell’avamposto partiranno entro 4 anni. Per questo dobbiamo prendere alcune decisioni sul tipo di carico, sui partner da coinvolgere e sull’attrezzatura di cui avremo bisogno.”
Tre settimane dopo, lo stesso Gerstenmaier ha presentato al NASA Advisory Council (NAC) le prime linee guida per la costruzione dell’avamposto lunare, o Deep Space Gateway, come è stato battezzato dall’agenzia statunitense.
La costruzione di questo ‘cancello’ sullo spazio profondo dovrebbe cominciare a partire dalle sue ‘fondamenta’, corrispondenti a un avanzato sistema di propulsione e a un alimentatore da 40 kilowatt. Si tratta delle prime due componenti della base cislunare, che saranno trasportate appunto da EM-2.
A seguire, EM-3 porterà il modulo abitabile, mentre con EM-4 viaggerà un modulo ‘logistico’ che potrebbe comprendere anche un braccio robotico a costruzione canadese.
“In pratica, con 3 voli dell’SLS possiamo fare in modo che il Deep Space Gateway sia assemblato e pronto per le operazioni nelle vicinanze della Luna” ha commentato Gerstenmaier.
Questa iniziale roadmap lunare dovrà poi essere integrata con il piano dei futuri voli commerciali. Se infatti, com’è nelle intenzioni della NASA, le missioni dell’SLS sulla Luna diventeranno di routine, ci sarà bisogno di un’organizzazione serrata del ‘traffico’ da e per il nostro satellite.
Ad esempio, l’azienda Blue Origin ha già dichiarato di essere pronta a sostenere l’agenzia spaziale americana nelle prossime missioni sulla Luna con Blue Moon, un lander che promette di portare carichi di grandi dimensioni a costi contenuti.
E poi c’è SpaceX, la compagnia di Elon Musk che punta a spedire i primi turisti intorno alla Luna entro la fine del 2018 e che potrebbe contribuire alle future missioni lunari della NASA.