Pensando a un museo, la prima cosa che viene in mente sono i dipinti del Caravaggio, le sculture del Bernini, le opere di Leonardo da Vinci, che certo attirano molti visitatori e costituiscono un’immensa ricchezza per il Paese.
Secondo gli ultimi dati elaborati dal MIBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) nel 2016 si sono registrati 44,5 milioni di ingressi nei luoghi di cultura statali, generando incassi per oltre 172 milioni di euro. Ciò si traduce in un incremento del 4% rispetto all’anno precedente, in netto contrasto con le tendenze degli altri paesi europei dove, invece, si registra un calo di visitatori. A richiamare più persone, soprattutto giovani, sono le iniziative come “Una notte al museo” e #domenicalmuseo, unite alla crescente interattività e presenza delle mostre nei social network.
Al di là dei più noti musei, a destare interesse sono anche le esposizioni poco conosciute, che attirano molti visitatori per il loro lato bizzarro e irriverente. Per celebrare in maniera originale la Giornata internazionale dei Musei, che si celebra ogni anno il 18 maggio, Hundredrooms (https://www.hundredrooms.it/) ha selezionato i musei più insoliti d’Italia dove si può godere delle mostre più stravaganti e uniche. Senza dubbio, questa selezione cancellerà dalla mente di molti l’idea del museo come luogo puramente istruttivo.
Museo del Coltello Sardo – (Cagliari). In Sardegna esistono molti musei, però questo rappresenta uno dei più strani. I coltelli in esso custoditi vengono conservati come vere e proprie opere d’arte con manici intarsiati a forma di cervo, cinghiale e aquila, e con lame di diverse dimensioni e affilatura. In questo museo viene preservato anche il “Coltello più pesante del mondo”: 295 kg per 4,85 metri, realizzato dall’artigiano Paolo Pusceddu.
Museo del Papiro – (Siracusa). Bentornati nell’antico Egitto! Entrare in questo museo è come fare un tuffo nel passato tra papiri faraonici, ieratici, demotici, greci e copti; documentazioni sulle tecniche di fabbricazione del Giunco del Nilo; utensili e materiali per la scrittura che venivano utilizzati: mortai e pestelli, tavolozze, pennelli e colori. Inoltre, durante la visita è possibile assistere dal vivo alla lavorazione del papiro e a lezioni didattiche sul tema.
Museo del Rubinetto (San Maurizio d’Opaglio – Novara). Siamo come acqua che scorre, goccia dopo goccia: è ciò che deve aver pensato il creatore di questo museo, che affronta l’atavico rapporto dell’uomo con l’acqua. Oltre alla scoperta e l’evoluzione dei rubinetti, è possibile conoscere i trucchi del mestiere degli idraulici, ripercorrendo la storia dell’igiene personale da pratica di lusso a fenomeno di massa.
Museo dell’ombrello e del parasole (Verbano Cusio Ossola – Cuneo). Oggetto dalle origini antichissime, alcuni ipotizzano che provenga dalla Cina, per altri, invece, proverrebbe dall’Egitto o dall’India. In questo museo, situato tra le langhe piemontesi, sono custoditi i più antichi cimeli risalenti al XIII secolo. Inoltre, vengono date delucidazioni su una delle professioni più antiche: l’ombrellaio. Requisito fondamentale è andare muniti di ombrello!
Museo della Bora (Trieste). Nella città della bora, non poteva che esistere un museo sui venti, conosciuto appunto come il “magazzino dei venti”. In esso si possono scoprire varie curiosità: misurare la velocità del vento, ammirare una rosa dei venti – esplicativa delle differenti correnti che attraversano il Mediterraneo -, studiare e approfondire il fenomeno dell’energia eolica, leggere curiosità sulla Bora e persino giocare con il vento.
Museo delle Anime del Purgatorio (Roma). “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”. In questo museo, risalente al 1800, è conservata la bizzarra collezione di padre Jouet, che a seguito di un incendio ritrovò alcune immagini di volti sofferenti impressi alle pareti. Manoscritti, impronte e illustrazioni lasciate dagli spiriti sono conservati e testimoniano la sofferenza delle anime del Purgatorio, desiderose di oltrepassare il varco del limbo o di tornare in vita.
Museo dei Bonsai Crespi (Milano) Punto d’incontro di culture tra Occidente e Oriente, è l’unica esibizione permanente al mondo che si occupa di Bonsai. Al suo interno non vi sono solo Bonsai Crespi (dove Crespi è il nome della fondazione, non la forma della pianta!), ma anche rigogliose piante secolari, vasi e libri antichi che provengono dall’Estremo Oriente. Da ammirare il millenario Ficus retusa linn, collocato al centro di una pagoda fra due cani cinesi dell’Ottocento in legno scolpito.
Museo del Cavatappi (Barolo – Cuneo). Nella terra del vino non poteva mancare un museo dedicato a uno degli strumenti più utilizzati per aprire il “nettare degli dei”. Inaugurato nel 2006 il museo contiene più di 500 cavatappi di tutti i tipi. Alla fine della visita guidata è ovviamente possibile degustare un ottimo bicchiere di Barolo.
Museo del Flipper (Bologna). Attualmente ospitato presso lo Spazio Tilt!, racchiude oltre 400 flipper, videogiochi, macchine a moneta che esistevano in bar e luoghi di ritrovo. Il tempo infatti sembra essersi fermato tra le varie sale del museo dove i visitatori possono anche giocare, divertendosi e rimembrando i vecchi tempi.
The Shit Museum (Castelbosco – Piacenza). In un vecchio castello ristrutturato, nasce nel 2015 questo anomalo museo, creato da un progetto di un gruppo di imprenditori agricoli, che hanno analizzato l’importanza delle deiezioni in differenti usi. Vi possiamo assicurare che non è un museo di “merda”, a dispetto del nome! La materia viene affrontata con massima serietà come un progetto ecologico, grazie anche alle sue proprietà. Per esempio a livello agricolo gli oggetti di espulsione vengono utilizzati come concime per i campi, mentre da un punto di vista industriale, come materia base per mattoni e intonaco, e per la produzione di metano. Inoltre vi è una sezione dedicata all’escrezione nella letteratura, come nella Naturalis Historia di Plinio e nell’uso moderno dello sterco.
Al di là di qualsiasi scelta e di qualsiasi stravaganza , come dice Renzo Piano “un museo è un luogo dove si dovrebbe perdere la testa”.