La NATO – tramite il suo Dipartimento Scientifico e Tecnologico (NATO STO) – ha licenziato la relazione finale del Gruppo di Lavoro “Integrative Medicine Interventions for Military Personnel”, un progetto sulle Medicine Integrative tra il personale militare al quale hanno partecipato i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Italia.
A rappresentare l’Italia su proposta NATO e nomina del Ministero della Difesa è stato confermato il Dott. Paolo Roberti di Sarsina, docente al Master in Sistemi Sanitari e Medicine Tradizionali e non Convenzionali dell’Università Milano Bicocca e già Esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità dal 2006 al 2013.
L’intenso lavoro sul campo del “NATO Scientific & Technologic Organization Human Factors and Medicine Panel Research Task Group STO-RTG-HFM-195 Integrative Medicine Interventions for Military Personnel” (1) è durato 4 anni, per poi passare all’elaborazione dei risultati e a alle successive fasi di supervisione e revisione, che ha portato alla pubblicazione di una corposa relazione finale avvenuta pochi giorni fa.
Sono stati identificati e valutati i dati dei vari Paesi sull’utilizzo militare delle Medicine Non Convenzionali, per comprenderne l’accettabilità ed esaminare la situazione normativa e giuridica attuale di utilizzo, l’analisi di efficacia e di costo-efficacia, l’adeguatezza e l’accettabilità di Medicine Integrative in ambito NATO. Assai interessante il dato emerso: oltre il 50% della popolazione militare ha utilizzato interventi CAM negli ultimi anni. Questo si è tradotto per molti in un crescente uso di prodotti naturali o terapie non strettamente farmacologiche come l’agopuntura, l’omeopatia, yoga, interventi mente-corpo, osteopatia e chiropratica, tecniche di meditazione e così via.
Gli ulteriori obiettivi dell’analisi NATO sono determinare come il personale in ogni Paese ha accesso agli interventi CAM – direttamente o per prescrizione – e con quale frequenza, valutare quanto sia importante, accettato, e regolamentato l’uso di CAM nelle terapie, e condividere le ricerche sulle indicazioni e gli effetti di qualsiasi tipo di interventi, così come i possibili eventuali effetti negativi sulla preparazione militare.
Il ruolo del NATO STO Task Group “Integrative Medicine Interventions for Military Personnel” è stato per la NATO STO quello che il Consorzio Europeo CAMbrella (2) è stato per la Commissione Europea, cioè di battistrada con un lavoro di coordinamento per future ricerche nell’ambito delle Medicine Complementari/Non Convenzionali.
La raccomandazione generale del gruppo di lavoro è stata quella di continuare la revisione e la valutazione con particolare attenzione alle pratiche selezionate, educare pazienti, professionisti, e responsabili delle politiche sanitarie militari, analizzare i risultati clinici e di buone pratiche, e creare collaborazioni di ricerca focalizzati sul costo-efficacia dei nuovi paradigmi e modelli di cura, tramite progetti mirati nei vari Paesi.
“Si tratta di un risultato importante – ha commentato Marco Del Prete, Presidente dell’AMIOT – Associazione Medica Italiana di Omotossicologia – anche in virtù dell’indubbia esperienza del collega confermato in questo importante incarico; risultato che conferma una volta di più la quasi totale assenza di pregiudizio all’estero verso questi paradigmi di cura, che invece in Italia continuano a essere osteggiati da alcuni, con un approccio fortemente ideologizzato e quindi del tutto anti-scientifico. Anche per questo abbiamo come Medici esperti sostenuto la recente petizione su Change.org “No al pensiero unico in Medicina”, chiedendo al Ministero della Salute Beatrice Lorenzin – conclude Del Prete – iniziative concrete per il definitivo riconoscimento delle MNC in Italia, paese purtroppo ‘fanalino di coda’ in Europa nel settore della medicina centrata sulla persona, prima tra tutte l’applicazione e la diffusione del contenuto della Direttiva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle Medicine Tradizionali e Complementari (3)“.
(1) www.sto.nato.int
(2) http://cordis.europa.eu/project/rcn/92501_en.html
(3) http://apps.who.int/medicinedocs/documents/s23070it/s23070it.pdf