Rocket Lab scommette sulla Nuova Zelanda, che diventa la sede del primo spazioporto privato al mondo. L’azienda californiana fondata da Peter Beck ha da poco ricevuto l’approvazione per condurre tre lanci di prova del suo vettore Electron dalla remota penisola di Mahia, situata sulla costa orientale dell’isola settentrionale.
Il lancio inaugurale di Electron, un vettore a due stadi in grado di trasportare carichi fino a 150 chili, era fissato per oggi, ma le condizioni meteo avverse hanno fatto posticipare il lancio a data da definirsi.
La costruzione dello spazioporto – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è stata accolta con entusiasmo dal governo neozelandese, che ha intenzione di convogliare investimenti sempre più consistenti nel settore grazie alla creazione della prima agenzia spaziale nazionale. Tra i vari compiti del nuovo ente si sarà anche quello di attirare investimenti da parte di privati da tutto il mondo.
“Finora solo le grandi potenze hanno avuto la possibilità di accedere allo spazio – ha commentato Simon Bridges, Ministro dello sviluppo economico neozelandese – per noi avere la possibilità di far parte di questa élite è un grande passo avanti”. Lo spazioporto, secondo i piani di Rocket Lab, dovrebbe essere in grado di permettere un lancio ogni 72 ore, dato il basso traffico aereo e marittimo dell’area; una volta avviato a regime, effettuerà 4 o 5 lanci al mese.
Rocket Lab vuole avere un ruolo sempre più di spicco nella fornitura di piccoli dispositivi satellitari con molteplici usi: dal monitoraggio ambientale ai servizi internet. Per metterli in orbita si servirà di razzi leggeri ‘usa e getta’ in fibra di carbonio con motori realizzati dalle stampanti 3D. Si tratta di una strategia commerciale del tutto diversa da quella messa in atto da altri competitor come SpaceX, che utilizza vettori pesanti in parte riutilizzabili per portare in orbita carichi di grandi dimensioni.
Anche i costi, secondo le previsioni, saranno molto contenuti: circa 5 milioni di dollari a lancio per via della tipologia del materiale utilizzato per costruire i razzi e per l’uso limitato di carburante. Il progetto sta riscuotendo l’approvazione di molte aziende produttrici di satelliti e tra i clienti più conosciuti che si avvarranno dei servizi di lancio ci sono NASA e Moon Express, una start up della Silicon Valley che ha intenzione di sfruttare le risorse economiche della Luna.