La sicurezza online è una delle priorità che praticamente tutti, al giorno d’oggi, dovremmo avere. Spesso teniamo sui nostri telefoni dati strettamente personali, foto che ci riguardano (spesso anche intime), password delle carte di credito che danno accesso ai nostri dati bancari, e ovviamente usiamo gli smartphone per gli acquisti online, il che implica far transitare denaro in rete.
I cellulari basati su Android ad oggi, sono probabilmente i meno sicuri (rispetto a iOS) a favore di una maggiore libertà e di una migliore personalizzazione rispetto agli iPhone. Fortunatamente esistono delle buone soluzioni per proteggere i nostri dati, tra cui molti antivirus per il sistema operativo di Google di cui ne parla, in un articolo esaustivo e completo, il sito Androiday.com, che mettono in sicurezza lo smartphone da molti punti di vista.
Ma visto che la sicurezza non è mai troppa (pensiamo a Zuckermberg che tiene il nastro adesivo sulla webcam del suo computer per essere sicuro che nessuno possa spiarlo) il rappresentante di una delle società di sicurezza più famose al mondo, ovvero McAfee, sta sviluppando Privacy Phone, definito come lo smartphone più sicuro al mondo.
La sicurezza al centro di tutto
Il telefono non sarà diverso dagli altri attualmente in commercio, e soprattutto non brillerà dal punto di vista dell’estetica, ma non è questa la filosofia con cui lo viene costruito: infatti, la logica sarà quella di mettere al centro di tutto la sicurezza.
Il sistema operativo di base sarà appunto Android, opportunamente modificato sia per avere delle vere e proprie barriere sul lato software, che per avere un hardware che permetterà di disattivare fisicamente alcuni sensori, in modo da rendere impossibile a qualsiasi hacker entrare all’interno del dispositivo.
Le particolarità hardware
L’hardware di questo telefono sarà pensato specificamente per rendere ognuno dei sensori che interpretano il mondo esterno scollegabile dal software del telefono. Un po’ come se staccassimo l’interruttore della luce che controlla una lampadina smart, insomma; nessun hacker potrebbe entrare e accenderla, perché nella lampadina non passa corrente elettrica.
Tra i sensori che è possibile disattivare (tramite comandi software specifici, non controllabili in remoto ma solamente dal cellulare) ci sono la fotocamera, il GPS, l’NFC, il microfono, il Wi-Fi, il Bluetooth, l’antenna e anche la batteria, quest’ultima tramite un pulsante apposito esterno al telefono. Anche la SIM, nonostante (lo sapevate?) su tutti gli smartphone, attualmente, sia irraggiungibile tramite internet per una questione di progettazione.
Con un sistema del genere se, per esempio, la fotocamera dello smartphone viene disattivata sarà impossibile accedervi a chiunque, da qualunque applicazione (legale o hacked), per cui potremo stare tranquilli che nessuno potrà vedere che cosa facciamo quando non vogliamo. Un po’ come la soluzione dello scotch di Zuckemberg.
Sarà quindi impossibile essere rintracciati se stacchiamo GPS e antenna, sarà impossibile farci sentire se stacchiamo il microfono e così via, rendendo il dispositivo sicuro specialmente per quelle persone che possono essere soggette allo spionaggio (ad esempio, amministratori delegati di aziende più o meno importanti).
La sicurezza software
Naturalmente, essendo McAfee una società che produce per prima cosa antivirus e sistemi per la sicurezza online, non possono mancare modifiche ad-hoc al core di Android per fornire sicurezza anche quando, per necessità, non si possono disattivare i sensori (per navigare in internet, per esempio, l’antenna deve necessariamente essere collegata).
Il browser sarà sicuro, quindi sarà impossibile che possa raccogliere dati indesiderati, così come l’antivirus sarà integrato nello smartphone in modo da identificare le app che, ad esempio, contengono dei malware al loro interno.
Chi naviga online, poi, lo farà in modo del tutto anonimo, grazie a sistemi volti a proteggere l’identità online, anche da servizi cloud eccessivamente invasivi che raccolgono troppi dati.
Il dispositivo ha anche la capacità di identificare gli stingray, prodotti elettronici utilizzati per scopi militari che obbligano il cellulare a connettersi ad essi anziché alle antenne dei normali ripetitori telefonici. In questo modo, qualsiasi hacker (anche se di solito sono apparecchi militari) che controlli lo stingray può accedere tranquillamente a tutti i dati in esso contenuti. Con il Privacy Phone di McAfee, questi dispositivi dovrebbero essere identificati e il cellulare sarebbe automaticamente disattivato nel caso rilevi una di queste connessioni, così da impedire l’accesso ai dati. Una soluzione molto utile, se non per le persone comuni, quantomeno per tutti coloro che partecipano alle operazioni militari.
La perplessità maggiore, secondo gli esperti, è la presenza di Android nello smartphone: al di là della questione hardware, infatti, dal punto di vista software Android (come iOS, Windows e via dicendo) non è un sistema perfetto, per cui è probabile che ci siano dei bug ancora non conosciuti da Google che gli hacker potrebbero sfruttare: in questo modo sarebbe possibile comunque manomettere il dispositivo, in un modo che McAfee riuscirebbe a risolvere solamente in parte.
Insomma, il telefono sarebbe davvero sicuro, per quello che ne sappiamo, solo dal punto di vista della disconnessione dai sensori, che comunque non è poco visto lo stato attuale della situazione in termini di sicurezza.
Quanto costerà il Privacy Phone?
Per adesso, le informazioni che abbiamo su questo dispositivo sono ancora troppo poche.
I dettagli maggiori, paradossalmente, li abbiamo sul prezzo, perché è possibile al momento ordinare il telefono al costo di 200 euro per il preordine, a cui vanno aggiunti 1000 euro per avere poi il dispositivo, per un totale di 1200 euro.
Sicuramente non pochi soldi, anzi (sono tantissimi!) per un telefono che, comunque, non intende diventare un competitor diretto di quelli più costosi e desiderati al momento sul mercato come iPhone 7 e Samgung Galaxy S8. Sarebbe destinato alle forze dell’ordine, agli eserciti, ai membri importanti delle aziende, ai funzionari governativi e a categorie che, comunque, non hanno problemi a pagare anche molto per la loro sicurezza.
Ma qualche perplessità, sul Privacy Phone, rimane: ad esempio, se sappiamo che ci saranno i sistemi di sicurezza analizzati prima, non sappiamo alcunché sul loro sviluppo, per esempio sulla loro base di programmazione; inoltre, non sappiamo se McAfee ha pensato ad un modo per scongiurare la possibilità che avrebbe un hacker di sfruttare una falla di Android per penetrare all’interno dello smartphone. Riguardo, poi, agli stingray, ne esistono di diverse tipologie: il telefono è in grado di resistere a tutte?
Questi dubbi sono leciti, soprattutto per uno smartphone molto costoso, e stanno frenando i preordini fin quando non sapremo qualcosa in più di questo dispositivo.
Anche perché non è la prima volta che qualcuno cerca di creare uno smartphone super sicuro. Una delle aziende che ci ha provato (tra l’altro non una sola volta) è BlackBerry, che ha cercato di farlo (con scarsi risultati) per scongiurare il crollo delle vendite che ha vissuto e cercare di recuperare quei clienti aziendali che tanto lo apprezzavano una decina di anni fa; un altro candidato al titolo di smartphone più sicuro è stato BlackPhone, che però ha saputo offrire ben poche certezze agli acquirenti.
L’unico telefono che, invece, sembrava essere all’altezza di Privacy Phone era uno smartphone uscito lo scorso anno ed elaborato da Sirin Labs: prezzo di vendita 16.000 dollari, decisamente troppo elevato per un telefono cellulare.
Privacy Phone, quindi, esce fuori dopo un periodo di importanti fallimenti nel campo dei cellulari votati solo alla sicurezza, che non offre quindi buone prospettive.
Vedremo se una società solida e importante come McAfee riuscirà effettivamente a rivoluzionare le sorti dei cellulari più sicuri possibili, una cosa che potremo sapere solamente tra qualche anno, quando avremo la possibilità di capire come stanno andando le vendite.