Ricerca: il mouse rivela se chi usa il computer mente o è sincero, ecco come

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Stade de France novembre 2015, Bruxelles marzo 2016, Berlino dicembre 2016: cosa hanno in comune questi attentati? Il terrorista che ha condotto la sua azione a Berlino era arrivato, in Germania e poi in Italia, entrando dalla Grecia usando numerose false identità, quello che ha colpito fuori dallo Stade de France aveva una falsa identità e gli investigatori hanno ricostruito che era entrato dalla Grecia partendo dalla Siria, infine il terrorista che ha colpito a Bruxelles ha attraversato l’Europa usando come falsa identità quella di un giocatore di calcio dell’Inter. In tutti questi casi, essendo il vero nome sconosciuto agli investigatori esso non risulta archiviato nelle banche dati del DNA e delle impronte digitali e, di conseguenza, non è possibile scoprire chi dichiara una falsa identità. Fino a oggi le tecniche di lie-detection si sono basate su misure comportamentali come ad esempio i tempi di reazione. Il problema è che la risposta a una domanda precisa della persona sottoposta a indagine presuppone che chi interroga sappia già la verità a monte: se si chiede a un soggetto se sia sposato oppure no, chi monitora la risposta deve già conoscere se l’individuo sia o non sia coniugato. In base al tempo di risposta potrà verificare la falsità della sua affermazione. Un team di ricercatori del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova ha appena pubblicato sulla rivista americana Plos One una ricerca che promette di risolvere il problema della identificazione delle false identità usando indicatori comportamentali. Il Professor Giuseppe Sartori, che da sempre ha svolto ricerche nell’ambito delle ”macchine della verità”, con la Dottoressa Merylin Monaro e il Professor Luciano Gamberini, ha sviluppato una nuova tecnica computerizzata basata sull’analisi delle traiettorie percorse dal mouse quando un soggetto risponde a un questionario. “Abbiamo dimostrato come l’analisi cinematica dei movimenti del mouse – dice il Professor Giuseppe Sartori – sia un indicatore attendibile dei processi mentali sottostanti alla produzione di una risposta falsa quando il soggetto risponde a domande circa la sua identità. Quando un individuo mente, la traiettoria risulta essere meno lineare, più erratica e con correzioni ripetute lungo il tragitto. La menzogna, in breve, produce un movimento atipico del mouse, ben identificabile, che permette di classificare il soggetto come sincero o mentitore con oltre il 90% di accuratezza“. “Non solo, la nuova metodologia – continua Sartori – può trovare larga applicazione in quanto funziona su qualunque computer dotato di mouse. Può essere usata anche per la somministrazione di prove a distanza, cioè dall’Italia si possono esaminare soggetti che si trovano ancora in altri paesi, come test di screening in tutte le situazioni in cui non vi è possibilità di trovare conferma oggettiva circa identità sospette“. In questa metodologia d’indagine il possibile sospetto deve rispondere a domande relative alla propria identità che appaiono sullo schermo di un computer fornendo la risposta attraverso l’utilizzo di un mouse. Un sofisticato sistema basato su tecniche di machine learning, analoghe a quelle che ”imparano” dagli esempi come un noto software per telefoni, analizza la traiettoria percorsa dal mouse ed evidenzia incertezze, atipicità e correzioni. I ricercatori hanno trovato come la menzogna ha un suo ”andamento” bidimensionale, analizzato sia sotto il profilo spaziale sia sotto quello temporale: micromovimenti orizzontali e verticali oltre che accelerazioni e decelerazioni che avvengono nell’arco di pochi millisecondi. Mentre il soggetto che dice la verità è contraddistinto produce una traiettoria diretta che va subito, senza esitazioni, verso il tasto di risposta corretto, chi mente viene, in un primo momento, attratto da quella che per lui è la risposta vera, ma che in realtà vuole nascondere. Il suo percorso parte in direzione diversa da quella della risposta che intende dare in quanto mentitore. Queste anomalie della traiettoria permettono di stabilire subito se un soggetto dice la verità circa la sua identità con un sensibile vantaggio rispetto alle precedenti tecniche: chi fa domande per capire la vera identità di uno sconosciuto, ora, non è più tenuto a confrontarle con una verità che già deteneva. (AdnKronos)

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