Sono 56 milioni le persone morte nel mondo nel 2015 secondo il rapporto annuale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ‘World Health Statistics’, diffuso oggi. Un report che segnala come ormai 27 milioni di decessi abbiano una causa certa e registrata. L’analisi mostra una serie di luci, ma anche qualche ombra: si riduce la mortalità neonatale e infantile, come pure il numero di nuove infezioni da Hiv. Dall’altro lato il rapporto segnala l’aumento delle morti per incidenti stradali, prima causa di decesso fra i giovanissimi di 15-29 anni: circa 1,25 mln di persone nel mondo sono morte per questo motivo nel 2012, il 13% in più rispetto al 2000.
Non solo. Circa 860 donne ogni giorno sono morte per le conseguenze del parto nel 2015, con un tasso di 216 decessi ogni 100 mila nati vivi, contro i 70 su 100 mila previsti dall’Oms fra gli obiettivi per il 2030. Nell’anno in esame, inoltre, la mortalità neonatale è stata di 19 ogni mille nati vivi, mentre per gli ‘under 5’ di 43 ogni mille nati vivi, in calo del 37% e del 44% rispetto al 2000.
Migliorano i numeri per Aids e malaria: nel 2015 si contano 2,1 milioni di nuovi sieropositivi (-35% rispetto al 2000); e a fronte di 212 mln di casi di malaria, il 60% delle popolazioni a rischio ha avuto accesso alle zanzariere trattate con insetticida (contro il 34% nel 2010).
La probabilità di morire di diabete, tumori e malattie cardiovascolari o polmonari tra i 30 e 70 anni risulta pari al 19%, con un calo del 17% rispetto al 2000, ma il numero totale di morti aumenta per effetto dell’invecchiamento della popolazione. Ancora: almeno 800 mila morti per suicidio si sono verificate nel 2015, con un tasso più elevato nella Regione Europea dell’Oms.
“Questi dati – commenta l’Agenzia Onu – mostrano che, globalmente, 10 misure dell’accesso ai servizi essenziali per la salute sono migliorate dal 2000. L’accesso ai trattamenti per l’Hiv e alle cortine da letto trattate con insetticida per prevenire la malaria è cresciuto di più. E un aumento si è visto anche nell’accesso alle cure prenatali e ai servizi igienici, mentre ha rallentato l’aumento delle coperture vaccinali infantili tra il 2010 e il 2015”.
Infine i dati più recenti su 117 Paesi mostrano che, in media, il 9,3% degli abitanti in ogni Paese spende più del 10% del proprio budget familiare per curarsi, “un livello di spesa che probabilmente può esporre una famiglia a difficoltà finanziarie”, avverte l’Oms. (AdnKronos)