Sanità: il 70% dei dentisti deve migliorare la diagnosi di carie, arriva il progetto di formazione

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La carie è la malattia più diffusa al mondo e la quarta più costosa, ma oggi in Italia sono ancora troppo poche le diagnosi corrette e tempestive. Il 70% dei dentisti utilizza solo la radiografia panoramica, mentre appena il 30% si avvale delle mini-RX endo-orali, fondamentali per riconoscere anche i ‘buchini’ più piccoli e nascosti. E soltanto il 20% usa la diga, un foglio di gomma che isola il dente dall’umidità della bocca durante il trattamento, presupposto essenziale per avere un campo dentale asciutto e ben visibile. Lo rileva l’indagine ‘EduCarie’ dell’Aic, l’Accademia italiana di conservativa, condotta da Datanalysis e presentata a Bologna al 19esimo Congresso internazionale Conseuro (11-13 maggio). Per fare chiarezza e migliorare prevenzione, diagnosi e terapia della carie, è nato il progetto ‘hAICarie’ per la formazione dei dentisti e la sensibilizzazione dei cittadini. L’iniziativa ha già coinvolto oltre 2 mila odontoiatri in più di 70 città italiane, e ne sensibilizzerà altrettanti entro la fine del 2017. Prevede corsi formativi e di aggiornamento sulle più attuali e corrette procedure diagnostiche e di trattamento, mentre sul sito www.accademiaitalianadiconservativa.it i pazienti potranno trovare informazioni preziose per prevenire, diagnosticare e curare la carie. Secondo la ricerca, il 52% ritiene che la diagnosi di carie possa essere fatta al meglio con una visita e una radiografia panoramica. “Non è vero – avvertono Federico Ferraris, responsabile del progetto hAICarie, e Giovanni Sammarco, membro della Commissione del progetto – La visita da sola non ‘vede’ la maggioranza delle carie, soprattutto quelle piccole e fra dente e dente. La bocca poi deve essere pulita, asciutta e ingrandita per poter davvero valutare lo stato dei denti. Se per esempio prima non viene rimossa la placca, è come se un carrozziere cercasse di valutare un danno all’auto senza prima lavarla. Anche la panoramica non ha una sufficiente accuratezza, perché ha un coefficiente di distorsione e ingrandimento del 15-30%, e soprattutto sono sempre presenti sovrapposizioni di strutture dentali”. Gli esami radiologici più efficaci “sono le piccole radiografie endo-orali, da ripetere regolarmente (ogni 6 o 12 mesi), o più di rado in base al grado di rischio di sviluppare carie del singolo paziente”. “In questo modo – assicurano gli esperti – si possono vedere anche le piccole carie superficiali, per interventi che poi risultano poco invasivi, più semplici e meno costosi rispetto a dover risolvere una carie profonda. Importante anche la diga, per intervenire in sicurezza su denti ben visibili e asciutti”. “Spiegare quali sono le modalità corrette per la diagnosi precoce della carie – evidenziano Ferraris e Sammarco – è il cuore del nostro progetto hAICarie, che da qui alla fine dell’anno porterà in tutte le regioni corsi di formazione di 4 ore ciascuno dedicati ai dentisti. Alla fine dell’anno saranno circa 4 mila gli odontoiatri formati, con l’obiettivo che un numero sempre maggiore di colleghi adotti le tecniche che possono identificare le carie sempre più precocemente, così da garantire ai pazienti cure migliori, meno dolorose e meno invasive”. “In parallelo – aggiungono gli specialisti – il nostro sito web offrirà informazioni ai pazienti, che così potranno capire se il proprio dentista utilizza i giusti metodi per la diagnosi e soprattutto potranno imparare le regole fondamentali per la prevenzione della carie. La prima e più importante è lavare i denti dopo ogni pasto, per rimuovere i batteri che possono pian piano scavare lo smalto e provocare una carie”. “Altrettanto importante è non eccedere con i cibi acidi, che favoriscono l’erosione dello smalto, e con gli zuccheri che sono il ‘pasto’ preferito dei batteri. Infine, sì a un controllo periodico dal dentista indipendentemente dalla presenza di sintomi: visite regolari servono a intercettare le carie quando sono ancora piccole e possono essere curate senza troppi fastidi”.

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