Spazio: l’impronta della materia oscura nei dati di Chandra

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Un’impronta indiretta della presenza dell’inafferrabile materia oscura. È quello che un team internazionale di astronomi sta cercando in un gruppo di 13 cluster galattici – lontani tra i 240 milioni e i 2,7 miliardi di anni luce -, grazie ai dati del telescopio spaziale a raggi X Chandra. I risultati dello studio sono pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

La materia oscura, che permea circa un quarto del Cosmo, è – come suggerisce il suo stesso nome – invisibile. Fa, infatti, sentire la sua presenza solo attraverso l’interazione gravitazionale. Ed è sfruttando questa sua caratteristica – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – che gli scienziati si son messi sulle sue tracce.

Grazie ai dati di Chandra, hanno, quindi, analizzato gli effetti della materia oscura sul movimento delle stelle nelle galassie di 13 cluster, e quello di una galassia rispetto a un’altra. E hanno analizzato la distribuzione dell’emissione di raggi X in questi ammassi galattici.

Secondo le teorie più accreditate, la materia oscura sarebbe costituita da particelle molto più pesanti del protone, che si muovono a velocità molto ridotte rispetto a quella della luce. Questo modello spiega bene la distribuzione della materia su larga scala, ma mal si concilia, invece, con la distribuzione della materia nelle piccole galassie.

L’analisi dei dati di Chandra suggerisce, invece, agli studiosi un’altra possibilità: che la materia oscura possa essere fatta da particelle molto più leggere, che si muoverebbero a velocità quasi relativistiche.

Secondo gli autori, sono necessari ulteriori studi per confermare questa ipotesi. Un’ipotesi che, nelle intenzioni della ricerca, potrebbe facilitare la comprensione della sfuggente natura della materia oscura. E, magari, avvicinarne la prima osservazione diretta.

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