“Quando sento parlare di sentenza di Appello del processo alla commissione Grandi rischi che non avrebbe annullato i risarcimenti provvisionali io inorridisco: sarebbe un’aberrazione giuridica ritenere che rimangano a fronte di una condotta ritenuta non penalmente rilevante”. Lo ha detto l’avvocato distrettuale dello Stato, Filippo Patella, in un incontro con la stampa dopo le polemiche dovute al fatto che lo Stato ha chiesto indietro, con citazioni in tribunale, i risarcimenti pagati in via immediata al termine del processo di primo grado che condannò i 7 esperti della Grandi rischi per omicidio colposo e lesioni colpose.
Erano accusati di aver rassicurato gli aquilani e sottovalutato il rischio sismico nella riunione del 31 marzo 2009, a 5 giorni dal terremoto distruttivo del 6 aprile. Dopo aver pagato al termine del primo grado, lo Stato dunque rivuole i soldi dato che le sentenze di Appello e Cassazione hanno ribaltato il verdetto, con sei assoluzioni, e mantenendo una sola condanna definitiva, per l’ex vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, peraltro solo per alcune vittime, 13 sulle 29 totali oggetto di dibattimento, per le quali e’ stato accertato il nesso causale tra le rassicurazioni alla vigilia del terremoto e il decesso.
“A pagina 384 la sentenza dice che le statuizioni civili vanno confermate, ma solo per le posizioni per cui e’ stata confermata la penale responsabilità. Neanche uno studente al primo anno di giurisprudenza si azzarderebbe a dire il contrario”, ha detto Patella, che ha annunciato anche che chi vorra’ restituire le somme spontaneamente, senza andare in causa, potra’ dilazionarle. “Altrimenti andremo a sentenza e ci attendiamo una condanna al pagamento della restituzione”, ha avvertito. Sulle polemiche, ha detto che “noi siamo tenuti a fare quello che ci viene detto di fare, ci sono una ventina di destinatari che hanno ancora somme che non possono essere legittimamente detenute – ha rimarcato – Le stiamo chiamando in causa perche’ le restituiscano, in quanto non c’e’ piu’ il titolo che legittimava”.