La stagione influenzale appena trascorsa è stata caratterizzata da un aumento delle vaccinazioni, ma “siamo ancora lontani da quel 75% che rappresenta la soglia ottimale di profilassi nei soggetti a rischio per patologia e soprattutto per gli over 65, visto che sopra questa età si concentra mediamente il 90% dei decessi legati a sindromi influenzali”. Lo affermano gli esperti riuniti a Roma in occasione della presentazione del primo rapporto italiano di Health Technology Assessment (Hta) sul vaccino influenzale trivalente adiuvato, presentato durante la conferenza Senior Flu Immunization.
Secondo i risultati, un’adozione esclusiva del vaccino adiuvato per l’immunizzazione degli over 65 porterebbe ad una riduzione di oltre 29 mila casi di influenza, circa 3 mila casi di complicanze e un migliaio di ospedalizzazioni, con una sensibile riduzione dei costi per il Ssn.
Lo studio condotto da specialisti dell’Università Cattolica di Roma, delle Università di Genova e Firenze e della Liuc università Cattaneo di Castellanza ha preso in esame questo tipo di vaccino, ‘potenziato’ per indurre una più efficiente risposta del sistema immunitario, giungendo alla conclusione che, nella popolazione over 65, l’adiuvato “rappresenta una soluzione ottimale in termini preventivi sia sotto l’aspetto medico che sotto il profilo economico”.
“Con lo studio Health Technology Assesment – spiega all’AdnKronos Salute Paolo Bonanni, della giunta nazionale della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Sitl) – abbiamo fatto una valutazione a tutto tondo cercando di vedere tutti gli aspetti che caratterizzano il vaccino adiuvante, da quelli di tipo organizzativo a quelli etici, l’accettabilità ma anche gli aspetti economici. Dal punto di vista economico, i primi dati dimostrano che questo vaccino consente di avere una sensibile riduzione dei casi influenzali negli over 65 con un piccolo costo aggiuntivo, assolutamente accettabile a fronte di un incremento dei risultati positivi così importante”.
“Il punto di forza di questo modello – aggiunge Stefano Capri, School of Economics and Management, Univestità Carlo Cattaneo – Liuc – risiede nel fatto che analizza dati estremamente conservativi, come per esempio i dati di vera influenza invece che di sindromi influenzali, e nella valutazione comparativa dei diversi vaccini esistenti (Vaccino adiuvato con MF-59, Vaccino trivalente convenzionale, Vaccino intradermico, Vaccino quadrivalente), considerando anche la mancata vaccinazione. Ed è per questo che lo riteniamo un modello molto ‘robusto'”.
“Nei vaccini adiuvati – continua Bonanni – oltre all’antigene, cioè quella sostanza che è propria dei batteri o dei virus verso la quale dobbiamo innescare la risposta, ci sono anche altre sostanze, adiuvanti appunto, che aiutano il nostro sistema immunitario a reagire in maniera vivace alla presenza del virus. E’ importante che questi vaccini vengano sempre più utilizzati nella fascia d’età dove sono particolarmente raccomandati, perché nell’anziano il sistema immunitario è indebolito e quindi utilizzare un vaccino convenzionale non basta e può non far raggiungere i livelli di anticorpi importanti per la protezione”. (AdnKronos)