La Grande Barriera Corallina dell’Australia, un vasto sistema di barriere coralline al largo della costa del Queensland, nell’Australia nordorientale, vale 42 miliardi di dollari (37,9 mld di euro). E’ quanto stimato in un report che mette in guardia dalle “enormi conseguenze economiche” per il Paese se venisse distrutta. “A 56 miliardi di dollari (canadesi, ndr), il Reef è valutato in più di 12 Sydney Opera House“, osserva Steve Sargent, direttore della Great Barrier Reef Foundation che ha commissionato il report. Elaborata dalla società di analisi economica Deloitte Access Economics, la relazione ha calcolato il patrimonio complessivo del Reef, valutando per la prima volta il valore economico, sociale e iconico. Secondo le stime Deloitte, il turismo fornisce il più importante contributo con 19,6 miliardi di euro, seguito da 16,2 miliardi di valore di ‘brand’ da parte di coloro che, nonostante non l’abbiano ancora visitato, ne sono a conoscenza. Altri 2 miliardi arrivano da coloro che lo utilizzano per l’uso ricreativo, come visitare le spiagge o immergersi nelle acque del reef. Il rapporto stima anche che la Grande Barriera Reef ha contribuito per 6,4 miliardi di dollari all’economia australiana nel 2015-16 e ha sostenuto più di 64mila posti di lavoro a tempo pieno a livello nazionale, di cui 33mila posti di lavoro nello Stato del Queensland. Il numero di posti di lavoro che crea rende la Grande Barriera Corallina “un datore di lavoro” più grande di molte aziende australiane ben note, osserva Sargent. La Grande Barriera Corallina, la più grande al mondo, più dell’Italia, è uno degli ecosistemi più biodiversi del Pianeta e ospita milioni di forme di vita marina. Negli ultimi anni ha sofferto per lo sbiancamento causato dalla morte degli organismi che vivono all’interno del corallo, spesso causata da piccoli cambiamenti nelle condizioni ambientali, come un aumento della temperatura del mare, l’inquinamento o l’eccesso di pesca. L’anno scorso, il Reef, patrimonio mondiale dell’Onu, ha vissuto il suo peggiore evento di sbiancamento nella storia, con la perdita di circa il 29% dei coralli delle acque poco profonde. Anche quest’anno è stato colpito da un altro evento di sbiancamento ma l’impatto sul Reef non è ancora noto. Il rapporto Deloitte afferma che il cambiamento climatico rimane la minaccia più grave per tutta la struttura. “Abbiamo perso già circa il 50% dei coralli negli ultimi 30 anni. Gravi cambiamenti nell’Oceano porteranno un declino continuo in prospettiva“, avverte il rapporto. L’analisi include un sondaggio su 1.500 intervistati australiani e internazionali da 10 Paesi secondo il quale la gente dà valore alla Grande Barriera per una serie di ragioni, dalla sua importanza per il turismo alla convinzione che l’Australia non sarebbe semplicemente la stessa senza di essa. Stando alla ricerca, due terzi degli intervistati hanno dichiarato di essere disposti a pagare per proteggere la Reef. Il ministro dell’Ambiente Queensland, Steven Miles, ha dichiarato che la relazione è preziosa dal momento che il governo locale lotta per una maggiore assistenza federale per salvaguardare la barriera corallina, definita “un bene nazionale“. Sargent ha dichiarato che, a parte la sua importanza ambientale ed ecologica, la relazione dimostra che il Reef offre anche un valore sostanziale in termini di attività economica, occupazione, turismo, pesca, ricreazione e industria scientifica. “Questo rapporto invia un messaggio chiaro che la Grande Barriera Corallina, come ecosistema, come driver economico, come tesoro globale, è troppo grande per fallire – afferma Sargent – Lo studio conferma inoltre che nessun singolo patrimonio naturale australiano contribuisce tanto in termini di marchio e valore iconico alle percezioni internazionali del ‘Brand Australia’“.