Un curioso collage di sei immagini con anelli, archi e strie luminose. Sono gli ultimi scatti di Hubble, presentati al meeting dell’American Astronomical Society di Austin, in Texas. Ritraggono le galassie più luminose dell’Universo all’infrarosso. Diecimila volte più brillanti della Via Lattea, sono lontane tra gli 8 e gli 11,5 miliardi di anni luce.
Alcune delle loro bizzarre forme – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – potrebbero essere il risultato di violente collisioni galattiche. A distorcerne la luce, un fenomeno previsto dalla Teoria della Relatività Generale di Einstein: la lente gravitazionale. Un effetto lente d’ingrandimento caratterizzato dalla deflessione della radiazione emessa da una sorgente luminosa lontana, a causa della presenza di una massa posta tra la sorgente stessa e l’osservatore.
“Queste galassie sono molto rare – afferma James Lowenthal, dello Smith College di Northampton, nel Massachusetts, uno degli autori delle osservazioni -. L’effetto lente gravitazionale le ha ingrandite, permettendoci di analizzare dettagli che, altrimenti, sarebbero rimasti invisibili”.
Queste galassie sono una continua fucina di stelle. Gli astronomi hanno calcolato che queste nursery stellari danno alla luce più di diecimila nuovi astri l’anno. Questa frenetica produzione stellare produce grandi quantità di polveri. Che avvolgono le galassie, rendendole troppo deboli alle osservazioni nel visibile. Ma non nell’infrarosso.
Le ultime immagini di Hubble, secondo gli autori, potranno fornire preziose informazioni sull’origine di queste galassie, risalente a miliardi di anni fa, quando l’Universo era ancora bambino. E sulle ragioni dell’intensa produzione stellare.