La Corte europea dei diritti umani ha approvato la decisione della giustizia britannica per smettere di mantenere in vita artificialmente Charlie Gard, bambino di 10 mesi che soffre di una malattia genetica rara e mortale. E i genitori, Chris Gard e Connie Yates, dopo la decisione definitiva inappellabile hanno annunciato che l’ospedale ha stabilito che al bambino saranno staccate le macchine nella giornata di oggi. La depressione del dna mitocondriale di cui Charlie soffre provoca un graduale deterioramento dei muscoli e degli organi, in particolare del sistema nervoso, ed è incurabile e irreversibile. Si tratterebbe, secondo i media britannici, di uno dei soli 16 casi esistenti al mondo. Secondo i tribunali, sottoporlo alle cure sperimentali come quelle volute dai genitori gli avrebbe inutilmente provocato gravi sofferenze, senza possibilità di miglioramenti. In un post su Facebook, i genitori hanno affermato che il piccolo morirà “sapendo che migliaia di persone lo hanno amato“. Raccontando di voler trascorrere con lui “le sue ultime preziose ore“, hanno scritto: “Noi, e cosa che più importa Charlie, siamo molto abbattuti da tutta questa situazione“, “grazie a tutti per il vostro sostegno“. Hanno anche accusato i medici e le autorità, in un’intervista con il Daily Mail, perché non hanno acconsentito alla loro richiesta di portare il bambino a casa, perché potesse morire tra le pareti domestiche, né di rinviare la sua morte alla prossima settimana in modo che parenti e amici potessero fargli visita in ospedale. “Gli avevamo promesso ogni giorno che lo avremmo riportato a casa“, ha detto la madre. La Corte europea ha infatti respinto la richiesta dei genitori, che volevano traferire il figlio negli Stati Uniti per sottoporlo a cure sperimentali e che per farlo avevano lanciato una raccolta fondi online, che ha raggiunto la cifra di 1,4 milioni di sterline con oltre 83mila donazioni. La coppia aveva fatto ricorso al tribunale lo scorso 6 giugno, quando i giudici britannici avevano autorizzato i medici a privare il bambino della respirazione artificiale. Sostenevano che il Regno Unito violava così il suo diritto alla vita, perché il Great Ormond Street Hospital dove il piccolo era ricoverato da otto mesi impediva il trasferimento negli Usa. I genitori affermavano inoltre che le decisioni dei giudici britannici fossero “una ingiusta e sproporzionata ingerenza nei diritti genitoriali e senza giustificazione alcuna“. La Corte europea il 9 giugno aveva chiesto alle autorità britanniche di sospendere in via provvisoria la decisione e di mantenere Charlie in vita. Due giorni fa è arrivata la sentenza che ha respinto il ricorso dei Gard, affermando che le decisioni dei tribunali britannici sono state “meticolose, complete e oggetto di un esame a tre livelli di giurisdizione, con una motivazione chiara e dettagliata“. Inoltre, la Corte ha anche affermato che i magistrati britannici sono stati in contatto diretto con gli interessati e ha ritenuto “appropriato” che l’ospedale abbia fatto ricorso ai giudici “in caso di dubbio sulla migliore decisione da adottare“. Il tribunale di Strasburgo ha così avallato la posizione della giustizia britannica, basata su “valutazioni di esperti dettagliate e di alto livello“, che ritenevano “molto probabile che Charlie sarebbe stato esposto a dolori e sofferenze continue“. Per questo, secondo tali valutazioni, “fornire cure sperimentali senza prospettiva di successo non avrebbe fornito alcun vantaggio ma avrebbe continuato a causare gravi dolori“.