È ormai una moda. Le fake news, o semplicemente bufale nel gergo giornalistico, riescono a influenzare proprio tutti. Spacciate per autentiche, queste “false notizie” riescono a creare seri problemi non solo ai professionisti dell’informazione, ma anche agli stessi cittadini. “Nell’era della post-verità”, spiegano Massimo Crescimbene e Federica La Longa, psicologi e divulgatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), “la diffusione di notizie di questo tipo attraverso i social media aumenta in modo esponenziale, come anche l’attitudine a ritenere vere informazioni palesemente false o alterate, ma con una forza emotiva tale da coincidere con personali rappresentazioni immaginarie della realtà. Chi segue la post-verità tende anche a rivangare i propri sentimenti e le proprie paure”.
Ma se da una parte il confronto tra le opinioni e il dialogo tra le parti avverse tendono sempre più a inaridirsi, dall’altra – spiega Maria Chiara Piazza nella Newsletter INGV – cresce sempre più l’interesse per chi inventa e racconta storie. Tanto che la post-verità sembra essere diventata la chiave per la conquista e l’esercizio del potere, con una grave ricaduta in termini di abbassamento di livello dell’etica dei media. È quanto accaduto l’11 maggio 2011, quando sul web è comparsa la notizia “virale” che un terremoto devastante avrebbe colpito la città di Roma. Questa predizione, mai avvalorata scientificamente, è stata amplificata ulteriormente dai media. Attribuita erroneamente a Raffaele Bendandi, uno studioso di scienze naturali, originario di Faenza (vissuto fra il 1893 e il 1979), la notizia, già apparsa in rete nei mesi precedenti, ha creato non pochi problemi all’INGV che ha dovuto gestire le innumerevoli richieste di informazioni che arrivavano da ogni parte.
“Solo una cosa si poteva fare quel giorno”, affermano Crescimbene e la Longa: “aprire le porte della sede romana dell’INGV e informare il pubblico sulla realtà dei fatti. Così l’INGV è stato invaso pacificamente da oltre 3.000 visitatori, formati da famiglie, studenti, civili e giornalisti. Una grande occasione per parlare di scienza e della verità nella comunicazione scientifica”. La gente oggi è più influenzabile dalle emozioni che dalla realtà. In una società in cui conta più l’apparenza che la sostanza, la verità viene considerata oramai una questione di secondaria importanza. “Leggende metropolitane, per noi. Rumors ordinari e visionari per lo psicologo e psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung: i primi caratterizzati da un ciclo di vita breve, con nascita, diffusione ed estinzione nell’arco di qualche mese/anno; i secondi con esistenza fin dai tempi più remoti e più che mai eterni. Proprio a questa seconda categoria, appartengono molti dei rumors legati ai terremoti, alle eruzioni vulcaniche e alle catastrofi naturali”, aggiungono i due psicologi. Non stupisce quindi una reazione popolare come quella dell’11 Maggio 2011, di fronte a un’interpretazione scientifica falsata. “Da un punto di vista psicologico”, spiegano i due esperti che citano il testo Psychology of Rumors di Allport e Postman, “le caratteristiche fondamentali dei rumors sono: la loro divulgazione, cioè sono trasmessi per passaparola e vengono amplificati dai giornali e dai media; il loro contenuto, che riguarda notizie di grande importanza e interesse per il pubblico, a differenza del gossip e dei pettegolezzi che, al contrario, sono banali e riguardano solo poche persone; la rilevanza attribuita all’ascolto, i rumors cioè si diffondono nella comunità perché rispondono a delle profonde esigenze emotive delle persone”. I rumors possono rispondere ad uno stato di incertezza sociale e dare avvio ad un vero e proprio processo di problem solving collettivo, alla ricerca di una risposta che possa avere un effetto catartico sulla comunità. “Possiamo quindi affermare”, concludono i due psicologi, “che lo studio dei rumors è un fenomeno sociale che riveste una notevole importanza per chi si occupa di informazione e di comunicazione. Chi cerca la verità parte sempre dal mondo reale e da fatti accertati. Sta perciò a noi utenti dell’informazione saper leggere le notizie, filtrarle bene, e selezionare le diverse fonti, prima di avere un’opinione definitiva. Il mondo dei media, dall’altra, deve impegnarsi di più nella ricerca di notizie verificate per una “buona” informazione, accessibile a tutti”.