“È un piccolo recipiente circolare lateralmente forato in otto parti indicanti i quattro punti cardinali e gli intermedii. Sito in un piano perfettamente orizzontale, e ripieno di mercurio che lambe i fori, e che, per conseguenza, può versarsi ad ogni lievissima oscillazione, e nel senso della oscillazione medesima. Altrettanti vasellini quanti sono i fori, e a questi sottoposti, ricevono il mercurio che si versa, il quale può indi rimettersi nel recipiente. Il mercurio versato in vasellini opposti indicherà le scosse ondulatorie dei tremuoti, e ne segnerà le succussorie qualora trovasi versati o in tutti o nella maggior parte di essi.”
Così nell’Annuario del 1842 Gaetano Cacciatore (1814-1889) descriveva, per la prima volta, il sismoscopio a mercurio introdotto all’Osservatorio astronomico di Palermo dal padre Nicolò, per descrivere i rilievi fatti in occasione del terremoto dell’8 settembre 1818 alle Madonie. Vista la località, spesse volte colpita dai terremoti, Nicolò Cacciatore (1780-1841), dal 1817 Direttore della Specola palermitana, volle infatti fornire il suo Istituto di un apparecchio capace di registrare la direzione e anche, in una certa misura, l’intensità del movimento del suolo. Lo strumento sismico, il più antico esistente al mondo, forse non a caso, ne ricorda uno analogo ideato nel 1703 dall’abate francese Jean De Haute-Feuille (1647-1724) in occasione dei grandi terremoti dell’Appennino Umbro-reatino e dell’Aquilano, testimonia quanto la sismologia sperimentale affondi parte delle sue radici nell’astronomia ma anche nelle pratiche popolari. “Il popolo suole adattare in un perfetto piano de’ bicchieri ricolmi zeppi di acqua, sicchè arrivi questa a soverchiare gli orli del vaso mercé la sua figura agglobata, senza ch’ella trabocchi punto all’intorno” scriveva il filosofo Francesco Saverio Salfi (1759-1832) in un Saggio del 1787.
Nel giugno del 1827 – spiega Monia Maresci nella Newsletter INGV – Nicolò Cacciatore fece costruire un nuovo sismografo di legno di bosso, collocandolo nei locali dell’Osservatorio in una nicchia sopra una base di marmo, esemplare tuttora conservato presso l’Osservatorio Astronomico di Palermo. Nel 1898 Pietro Tacchini (1828-1905), promosse la realizzazione di un Museo della Sismometria Italiana presso l’allora Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica (UCMG) di cui era direttore. Uno dei primi strumenti ad arricchire questo museo fu proprio il primo sismoscopio a mercurio Cacciatore, dono di Francesco Paolo Crescimanno, direttore della stazione termo-udometrica e sismica di Corleone. Tacchini scrisse che si trattava dello stesso apparecchio fatto costruire da Nicolò Cacciatore e funzionante nella Specola palermitana sin dal 1818, testimonianza attendibile dal momento che egli operò, per più di quindici anni (1863-1879), come assistente di Astronomia presso l’Osservatorio palermitano, sotto la direzione di Gaetano Cacciatore. Lo strumento è oggi conservato presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), che ha recentemente incorporato l’erede dell’UCMG.
Nel quadro di una lunga collaborazione fra i due istituti, è stato possibile esporlo in occasione di mostre organizzate da e in collaborazione con INGV: (Firenze 2013, “Dal cielo alla terra. Meteorologia e sismologia dall’Ottocento a oggi”; Torino 2014, “Osservati, osservanti, osservatori: 250 anni di scienza dei terremoti in Italia”. In occasione della mostra “TERREMOTI” al Museo di Storia Naturale di Milano, la sua ultima apparizione.