Altro che gioielli: i medicinali sono sempre più innovativi, costosi e interessanti da piazzare sul mercato internazionale. Così il furto dei farmaci – fenomeno iniziato anni fa un po’ in sordina – è esploso nel biennio 2013-2014, mentre nel 2015-16 era stato drasticamente ridimensionato, grazie a interventi mirati di contrasto. Ma non si è del tutto fermato, anzi: “Sulla base dei primi dati 2017 possiamo dire che c’è stato un ritorno del fenomeno. Le organizzazioni criminali continuano a evolversi e, se prima l’obiettivo era rivendere questi prodotti nella rete del parallel trade, soprattutto in Germania, oggi si punta al mercato nero e ai canali extra-Ue”. Parola di Domenico Di Giorgio, direttore dell’Ufficio Qualità prodotti e Contrasto al crimine farmaceutico dell’Aifa, che commenta all’AdnKronos Salute l’ultimo report sul fenomeno.
A conferma delle parole di Di Giorgio, il furto nei giorni scorsi a Brindisi: dalla farmacia dell’ospedale Di Summa sono stati trafugati ormoni per la crescita per un valore di 42 mila euro. “Ma in realtà i medicinali più gettonati sono i nuovi anti-epatite C e gli anti-cancro”, spiega Di Giorgio. Come è cambiato dunque il panorama dei furti di farmaci? Dopo i picchi degli anni scorsi, con episodi alla Arsenio Lupin anche clamorosi, le razzie di medicinali ai danni di magazzini ospedalieri o depositi farmaceutici e persino gli assalti ai Tir dei distributori si erano decisamente ridotti. Lo suggerisce il rapporto che Aifa ha pubblicato nei giorni scorsi, elaborando i dati raccolti in collaborazione con ministero della Salute, industrie e associazioni di settore, fino al 2016: nel 2013 ci sono stati 25 casi nel primo semestre, saliti a 28 nel secondo; nel 2014 gli ospedali italiani hanno subito 37 furti di farmaci, nel 2015 soltanto uno e nel 2016 in tutto 7.
“Ma nel 2017 pare ci sia stato un aumento. Le organizzazioni continuano ad evolversi, ma non rinunciano a prodotti” gioiello. “Tra qualche mese valuteremo l’andamento del 2017, ma già abbiamo osservato un aumento”. Analogo anche l’andamento relativo al numero di confezioni rubate: dal picco del secondo semestre 2013, quando furono trafugati poco meno di 800 mila pezzi, si scende agli 80 mila circa della seconda metà del 2016, con un nuovo picco nel 2015 riconducibile, secondo il report, a “un unico furto di oltre 200 mila pezzi dal magazzino di un’azienda farmaceutica, ritrovati poche settimane dopo”. “Alla diminuzione degli episodi di furto corrisponde, in modo più o meno proporzionale, la diminuzione del numero di confezioni rubate”, precisa il rapporto. I furti negli ospedali italiani hanno subito dunque una brusca frenata “grazie alle indagini coordinate dalle diverse Procure, e alla predisposizione di strumenti web come quelli di Fakeshare, che hanno permesso di bloccare i canali di riciclaggio e i canali illeciti”.
Quanto ai dati 2016, i pochi eventi registrati hanno “coinvolto prodotti e canali di rivendita diversi dai tradizionali: mercato nero, mercati extra-Ue, network online di pazienti e operatori, rispetto ai quali le autorità stanno sviluppando strumenti di intelligence mirati”, interviene Di Giorgio. Anche gli assalti ai Tir si sono ridotti: il picco si registra nel 2013, quando i furti di farmaci erano il 20% delle razzie subite in Italia dal settore del trasporto; l’anno dopo calano al 14% e nel 2015 crollano al 3%, un valore molto vicino alle medie europee. “Anche nel 2016 – aggiunge Di Giorgio – siamo intorno a valori in linea con la media europea, che è stabile sul 2-3%”. E anche in questo caso, evidenzia l’esperto, il merito va principalmente agli strumenti di indagine e collaborazione operativa messe in campo dalle autorità. In particolare “l’Operazione Vulcano ha portato alla fine ad un’ottantina di arresti, e ha di fatto chiuso i principali canali di riciclaggio dei farmaci rubati, consentendo – rileva Di Giorgio – di sgominare l’organizzazione criminale che era all’origine di gran parte dei furti registrati negli ospedali tra 2013 e 2014”.
La collaborazione Aifa e Nas ha chiuso i canali utilizzati dai malviventi: si trattava per lo più di furti su commissione, con i farmaci ‘ripuliti’ e rimessi in commercio: venivano inviati a un’unità centrale e rivenduti attraverso false fatture emesse da grossisti esteri non autorizzati. In pratica l’origine dei prodotti veniva falsificata e i medicinali, ripuliti appunto, venivano così venduti a grossisti italiani autorizzati, che a loro volta li inviavano all’estero: il meccanismo del commercio parallelo li portava quindi in Germania, anche indirettamente tramite Regno Unito, Spagna e Paesi Bassi. “Abbiamo lavorato molto, e siamo riusciti ad attivare un meccanismo di controllo che di fatto blocca il canale europeo”, sintetizza Di Giorgio. Così i malviventi hanno cercato nuove vie. “O, meglio, nuovi canali di vendita: la domanda c’è, in particolare per i prodotti per l’epatite C. Nel 2016-2017 sono stati diversi i furti di anti-epatite che poi si vendono sfruttando canali di promozione via web, come i contatti diretti nei forum dei pazienti”.
“Per altri prodotti, invece, si tenta di ricorrere alla vendita extra-Ue, in Paesi come la Turchia o gli Stati Uniti. Oppure, li si riconfeziona per mascherarne l’origine e per tentare di venderli sul mercato europeo, anche se questo è un fenomeno minore. Insomma, per quanto chiudiamo canali e lavoriamo sulle nuove frontiere della promozione e della distribuzione illegale, come i social network, bisogna essere consapevoli che il valore dei farmaci attira fenomeni predatori: se un prodotto costa centinaia o migliaia di euro a confezione, attira ineluttabilmente l’attenzione dei criminali. Ecco perché – conclude l’esperto – non bisogna abbassare la guardia. E anche progetti come quello Sifo di messa in sicurezza delle farmacie ospedaliere, considerate un po’ come se fossero gioiellerie, sono importanti”.