Tempo di dieta, ma l’estate non c’entra e nemmeno la prova costume. Quando si parla di quella mediterranea ne va, casomai, del benessere e della salute collettivi. Oltreché di un ideale ‘brevetto’ tutto italiano. E a palazzo Madama hanno deciso di accelerare sull’ulteriore valorizzazione di un ‘tesoro’ che ha già avuto il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’Unesco fin dalla conferenza di Nairobi del 16 novembre 2010. E’ pronto per l’esame in aula, infatti, dopo il via libera ottenuto la settimana scorsa in commissione Agricoltura, il ddl a prima firma Ileana Pignedoli, sulle disposizioni per la valorizzazione e la promozione della dieta mediterranea. Olio d’oliva, pomodori, pasta, mozzarella: sono solo le prime prelibatezze che vengono in mente quando si tratta di ciò che ancora ci invidiano nel mondo. Anche alla luce degli studi effettuati a suo tempi dal fisiologo americano Ancel Keys. Ma allora, è giusto tutelare l’insieme di questa sinfonia di gusti e qualità nutrizionali dei cibi italici ed ecco che il disegno di legge (relatore Roberto Formigoni, Ap), proprio partendo dal prestigioso riconoscimento dell’Unesco, al primo articolo si pone la finalità di contribuire a tutelare e promuovere la dieta mediterranea in quanto “modello culturale e sociale fondato su un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni legate all’alimentazione e al vivere insieme a stretto contatto con l’ambiente naturale”. Ma cos’è la ‘dieta mediterranea’? All’articolo 2 del ddl si tenta una definizione, per quanto mai come in questi caso è la pratica a valere più di ogni teoria: essa viene definita come “l’insieme di pratiche tradizionali, conoscenze e competenze, che vanno dal paesaggio all’alimentazione, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo, caratterizzato da un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, tramandato di generazione in generazione, che costituisce un senso di appartenenza e di continuità per le popolazioni coinvolte“. Inoltre, al comma 2, si elencano i principali obiettivi da perseguire, tra cui la promozione di studi e ricerche interdisciplinari sugli effetti della dieta mediterranea sulla salute e sugli stili di vita, anche in chiave di prevenzione delle malattie sociali legate alla nutrizione. E ancora: la promozione e la diffusione dei prodotti e delle specialità della dieta mediterranea nelle mense e nei sistemi di ristorazione collettiva con la predisposizione di attività formative e divulgative”. Viene istituito, tra l’altro, un vero e proprio Comitato per la tutela e la valorizzazione della dieta mediterranea patrimonio dell’umanità, con funzioni consultive, propositive e di monitoraggio sulle politiche nazionali relative alla diffusione della dieta mediterranea e del modello socio-culturale da essa rappresentato. Il Comitato è presieduto dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Particolare ‘appeal’ può riscontrare la Giornata nazionale della dieta mediterranea-patrimonio dell’umanità da celebrarsi il 16 novembre di ogni anno (data della proclamazione dell’Unesco) , in tutto il territorio nazionale, come occasione per diffondere e dare risalto ai valori della dieta mediterranea. Insomma, una specie di celebrazione istituzionale dell”italian way of life’, con tutte le iniziative di comunicazione e formative che ministeri, regioni, province e comuni riterranno opportune. Il tutto si inserisce in quello che l’articolo 6 inquadra come Piano di sostegno della dieta mediterranea, allo scopo di di salvaguardarne e valorizzarne prodotti agricoli e agroalimentari e lo stile di vita. Il Piano promuove la diffusione, attraverso misure di sostegno e iniziative culturali, in ambito nazionale e internazionale, dei caratteri storici e tradizionali della dieta mediterranea. Per la sua attuazione è autorizzata la spesa annua di 500.000 euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019.