Scarsa igiene, mancanza di sanificazione dei macchinari, manipolazione impropria. Il ghiaccio alimentare nel 56% dei casi è contaminato. A lanciare l’allarme è l’Istituto nazionale ghiaccio alimentare che oggi ha presentato a Milano i primi risultati dell’applicazione del Manuale di corretta prassi igienica per la produzione di ghiaccio alimentare, approvato dal ministero della Salute. Dalle ricerche sono emersi dati poco rassicuranti sul suo utilizzo: comportamenti scorretti per la produzione, conservazione e distribuzione con possibili conseguenze negative per la Salute umana. Il ghiaccio, infatti – spiega una nota – non è un alimento sterile di per sé: il processo di congelamento dell’acqua non produce l’inattivazione degli agenti infettanti, ma solo la loro attenuazione e il rischio di contaminazione può essere anche molto alto sia in fase di produzione che di conservazione. Per questo la Regione Sicilia si è attivata per avviare alcuni controlli. È questo il territorio in cui il Manuale affonda le sue radici. “Ci siamo concentrati sulle attività di produzione e di somministrazione presenti nell’area costiera della provincia di Palermo e abbiamo ottenuto risultati inattesi: nel 56% degli operatori controllati (produttori ed esercizi di somministrazione), il ghiaccio ha presentato delle positività microbiologiche e talvolta chimiche. Ovvero, era contaminato“, ha spiegato Pietro Schembri, direttore Servizio 7 sicurezza alimentare del Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico assessorato della Salute della Regione Sicilia. In particolare dalle indagini è emerso che i batteri di contaminazione del ghiaccio non sono stati ritrovati nei campioni prodotti a livello domestico, ma soprattutto negli esercizi commerciali. I piccoli esercizi non sempre utilizzano acqua idonea al consumo umano, non sempre effettuano con continuità le operazioni di sanificazione delle macchine produttrici e delle attrezzature per lo stoccaggio né vi sono procedure chiare e scritte su come gli addetti debbano manipolare il ghiaccio o su come vada stoccato e movimentato. “Purtroppo oggi la produzione, conservazione e somministrazione di ghiaccio non sono tenute nella dovuta considerazione e nella maggioranza dei casi non vengono incluse nel sistema Haccp – afferma Carlo Stucchi, presidente dell’Istituto italiano ghiaccio alimentare – Per questo il primo passo dovrebbe essere proprio quello di includerli e contemporaneamente lavorare per la diffusione del Manuale, uno strumento inedito che indica per la prima volta tutte le norme necessarie a garantire che il ghiaccio arrivi al consumatore privo di contaminanti fisici, chimici, ma soprattutto biologici“.