Se molte delle vittime di stupro non oppongono resistenza durante la violenza, non e’ perche’ siano consenzienti, ma perche’ vivono uno stato di paralisi involontaria, chiamata immobilita’ tonica, che gli impedisce di resistere. Lo spiegano i ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma sulla rivista Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica. Si tratta di un meccanismo di difesa sviluppato dagli animali durante l’evoluzione, quando per loro non e’ possibile resistere agli attacchi dei predatori o non ci sono altri aiuti disponibili, ma di cui si sa poco nell’uomo. La resistenza attiva e’ di solito considerata come la reazione “normale” durante lo stupro. Invece, secondo i dati dello studio, e’ piu’ frequente la paralisi involontaria, che e’ anche associata piu’ spesso ad un successivo disturbo post traumatico da stress e una grave depressione.
I ricercatori hanno valutato lo stato di immobilita’ tonica al momento della violenza su 298 donne ricoverate nel reparto di emergenza per le vittime di stupro di Stoccolma entro il mese successivo dalla violenza. Dopo 6 mesi 189 di loro sono state riviste, per vedere se era comparso disturbo post-traumatico da stress e depressione. Si e’ cosi’ visto che su 298 donne, il 70% aveva riportato una paralisi involontaria significativa, e il 48% molto forte durante la violenza. Tra le 189 donne visitate 6 mesi dopo, il 38,1% aveva sviluppato disturbo post-traumatico e il 22,2% una grave depressione. Lo stato di immobilita’ tonica e’ stato cosi’ collegato ad un aumento quasi triplo del rischio di disturbo da stress e di 3,4 volte maggiore di depressione. “Il nostro lavoro mostra che la paralisi involontaria e’ molto piu’ comune di quanto pensato – commenta Anna Moller, coordinatrice dello studio – Un dato molto utile sia sul fronte legale che psicologico per le vittime di violenza, e che andrebbe spiegato agli studenti di medicina e legge”.