Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate fra India, Bangladesh e gli altri stati dell’Asia meridionale, entra nel vivo la stagione del grande caldo, a seguito del passaggio del sole allo “Zenit” (quando i raggi solari perpendicolari sopra la linea dell’orizzonte nelle ore centrali del giorno). In molte città dell’India meridionale e centrale le medie delle temperature massime sono state sempre superiori ai +39°C +40°C all’ombra, cifre che spesso si associano ad alti indici di umidità relativa che contribuiscono a rendere ancora più soffocante la calura. Ma in questi ultimi giorni l’insopportabile cappa di afa viene ammorbidita dalla formazione dei primi forti temporali “termoconvettivi”, tipici nella stagione calda pre-monsonica, nelle aree più interne dell’India meridionale, centrale e orientale.
L’accumulo di enormi quantità di aria molto calda e umida nei bassi strati, assieme all’intensa insolazione diurna e alla scarsa ventilazione (calme orizzontali) e alle infiltrazione in quota di aria più fredda e secca dall’altopiano tibetano, sono i fattori che hanno contribuito all’esplosione dell’attività convettiva nelle regioni interne dell’India orientale e del Bangladesh, dove nei giorni scorsi si sono formate le prime grosse “Cellule temporalesche” e i primi grossi “Clusters” della fase pre-monsonica. Purtroppo nei giorni scorsi, a causa dell’intenso riscaldamento delle aree più interne del Bengala e del Bangladesh, una serie di forti temporali di calore sono scoppiati in diverse aree dell’India orientale e del Bangladesh, originando veri e propri nubifragi accompagnati da scariche elettriche, occasionali grandinate e fortissime raffiche di vento, che hanno superato i 90-100 km/h (legate ai “downbursts” delle singole “Cellule temporalesche”).
Alcuni temporali molto intensi, accompagnati da forti grandinate e da raffiche di vento davvero violente, ben oltre i 100 km/h, hanno flagellato diversi distretti del Bangladesh provocando ingenti danni e centinaia di senza tetto. In alcuni casi i danni maggiori sarebbero stati prodotti dalle furibonde grandinate, responsabili della distruzione di decine di abitazioni. Le forti grandinate che si sono abbattute su questi distretti del Bangladesh lasciano supporre che la vera causa ad aver originato questi temporali così violenti sia da attribuire ad infiltrazioni in quota, nell’alta troposfera, di masse d’aria molto secche e fredde che dall’altopiano tibetano sono riuscite a sconfinare sopra le pianure alluvionali dell’India orientale e del Bangladesh.
Il fortissimo “gradiente igrometrico” ha innescato un’area di convenzione molto profonda che ha agevolato lo sviluppo di “Clusters temporaleschi” davvero imponenti, con le loro sommità ghiacciate giunte fino ai limiti più meridionali della stratosfera, in ambiente molto freddo e secchissimo. Purtroppo fenomeni temporaleschi cosi estremi sono tipici di questa stagione (alla fine del caldo pre-monsonico) fra l’India settentrionale, il versante meridionale dell’Himalaya e il Bangladesh. Difatti, in questo particolare periodo dell’anno l’onda di calore che si forma sull’area indo-pakistana, a seguito del passaggio del sole allo “Zenit” lungo il tropico del Cancro, si estende anche nella media troposfera, dove troviamo masse d’aria molto calde e secche che tenderanno a stazionare sui medesimi territori fino alla seconda decade del mese di giugno.
Questa intensa onda di calore semi/permanente fornirà anche una accentuazione dell’instabilità atmosferica, favorendo l’improvvisa formazione di violenti temporali di calore, fra il nord dell’India e il Bangladesh, accompagnati da tempeste elettriche, forti rovesci di pioggia e turbolenti colpi di vento. Questi intensi fenomeni temporaleschi, tipici nel periodo caldo pre-monsonico, scoppiano di colpo, non appena il ramo principale del “getto sub-tropicale” sconfina sopra lo spesso strato di aria molto calda e secca, che in questo periodo comincia a formarsi sopra l’area indo-pakistana. Tale sconfinamento del “getto sub-tropicale” in quota innesca grandi turbolenze pronte ad estendersi fino ai limiti superiori della troposfera.
La caratteristica di questi temporali è quella di essere caratterizzati da forti “updrafts”, visto il potenziale termico presente nei bassi strati (aria molto calda d’origine sub-tropicale continentale) che contribuisce a far esplodere verso l’alto i cumulonembi, facendogli raggiungere delle altezze considerevoli, ben oltre i 12-14 km di spessore. A queste quote le incudini dei cumulonembi tendono ad essere spazzate dai violentissimi venti della “corrente a getto” (di solito provenienti da Ovest o O-SO) e si portando a notevole distanza dalla base dei cumulonembi, divergendo verso est e assumendo il tipico asse obliquo, ben identificabile dalle moviole satellitari, causando anche una importante perdita di aria (dalla sommità) sospinta dal “getto“ stesso.
In questi casi, per la perdita di molta aria pilotata dai bassi strati dai moti ascensionali, la “Cellula temporalesca” è costretta a richiamare altra aria calda dall’ambiente circostante, intensificando notevolmente il temporale che può divenire veramente forte, apportando precipitazioni molto forti accompagnate da impetuose raffiche di vento prodotte dai “downburst” (forti correnti discendenti che raggiungono il suolo e tendono a divergere orizzontalmente in più direzioni).
Intanto l’intensa calura che si sta accumulando nei bassi strati favorirà lo sviluppo della profonda depressione termica (minimo barico al suolo sotto i 995 hpa), tra l’est del Pakistan e l’India settentrionale, che fungerà da richiamo all’umido “Monsone di SO”, già attivo davanti le coste della Somalia, che nel periodo estivo, da giugno a settembre, dispensa intense precipitazioni su gran parte del sub-continente indiano, spesso enfatizzate dall’orografia (rilievi del Ghati e Himalaya).