Il piccolo Charlie Gard potrebbe ancora essere trasferito al Bambino Gesù di Roma. Non ci sarebbero più impedimenti al trasferimento del piccolo inglese di dieci mesi affetto da una malattia rara al quale i medici inglesi vogliono staccare la spina in base al decreto del giudice. La nuova chiave di lettura alla dolorosa vicenda è offerta dal giurista Alberto Gambino, prorettore dell’Università Europea di Roma, nonché presidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita che lavora in sinergia con la Cei. “A questo punto – osserva il giurista all’Adnkronos – il trasferimento al Bambino Gesù di Charlie sarebbe possibile perché siamo di fronte ad un’altra situazione rispetto a quella iniziale con la richiesta dei genitori di portare il bambino negli Usa per sottoporlo a terapia nella speranza di guarigione“. Si ricorda che i genitori del piccolo Charlie si erano rivolti al giudice per chiedere in un primo tempo il trasferimento del bimbo in America per essere sottoposto a nuove cure. “In quel caso si trattava di una terapia praticata solo su cavie animali per cui i giudici, chiamati a pronunciarsi, avevano emesso il loro responso negativo al trasferimento; nel nuovo caso stiamo parlando di un protocollo sperimentale, allo studio del Bambino Gesù, che coinvolge un’ equipe di quattro-cinque strutture di diversi Paesi, che potrebbe portare al miglioramento della situazione per il piccolo, o quantomeno ad una stabilizzazione delle condizioni“. La chiave di lettura, secondo Gambino, risiede nella sentenza di primo grado dei giudici inglesi, convalidata negli altri gradi di giudizio. “Basta leggere le ultime cinque righe di quella sentenza – afferma il giurista – per capire che la situazione è cambiata. I giudici dicono che in questo caso hanno dovuto prendere la decisione che hanno preso ma che per il futuro si dovrebbe trovare un accordo tra genitori e struttura sanitaria. Insomma, si tratta di un invito al dialogo“. Secondo Gambino, dunque, la situazione è cambiata: “Non siamo più davanti alla vicenda Usa sulla quale si sarebbe già formato un giudicato. I giudici, naturalmente analizzano un caso singolo ma il caso singolo di Charlie prima riguardava la sofferenza del bimbo e la possibilità di guarirlo negli Usa, ora siamo davanti alla sofferenza del bimbo e ad un altro tipo di valutazione: il Bambino Gesù farà un tentativo per dimostrare al governo inglese che il trasferimento del bimbo può essere possibile e che ha un senso la prosecuzione della vita del piccolo“. Secondo Gambino, non ci sarebbe bisogno dunque di un nuovo pronunciamento di un giudice vista la sollecitazione del giudice stesso: “La chiave di lettura la dà proprio il giudice, dicendo di trovare nel futuro un accordo tra famiglia e struttura sanitaria. E ora la situazione è cambiata: non è più in discussione la terapia Usa. Si tratta della possibilità, allo studio del Bambino Gesù, di migliorare la qualità della vita del piccolo Charlie con terapie che potrebbero migliorare la qualità della vita o stabilizzare la situazione. E tra il morire e il poter vivere senza sofferenza non ci dovrebbero essere impedimenti“.