La palazzina crollata a Torre Annunziata “aveva probabilmente lesioni precedenti, e le vibrazioni prodotte dal passaggio del treno potrebbero essere state la causa scatenante. Ma se non si è in presenza di un’esplosione il crollo non avviene mai improvvisamente: deve esserci stato qualche segnale che non è stato valutato adeguatamente“. A ragionare così su quanto accaduto a Torre Annunziata è Claudio Rafanelli, ricercatore associato dell’Istituto di acustica e sensoristica ‘Orso Mario Corbino’ del Consiglio nazionale delle ricerche (Idasc-Cnr), che si occupa anche dello studio di tecnologie innovative di domotica per la sicurezza degli edifici, del quale è stato direttore fino al 2015. “Per ora non si possono esprimere valutazioni compiute, il crollo è avvenuto poche ore fa – premette, interpellato dall’Adnkronos – Ma se non c’è un’esplosione una palazzina si degrada lentamente e le cause possono essere il terreno su cui insiste, o il cedimento di una fondazione, o se è costruita male o è vecchia. Bisognerà compiere valutazioni sul tipo di vita della palazzina. Si è detto che erano in corso lavori di ristrutturazione, che forse erano troppo invasivi. Ancora è presto per dirlo, ci vorrà l’indagine dei tecnici e della magistratura“. Il problema comunque, spiega l’esperto, “è a monte, e riguarda tutto il nostro patrimonio edilizio: non si fa caso allo stato di conservazione degli edifici e gli eventuali segnali premonitori non vengono valutati bene. Non abbiamo la percezione del rischio, la mentalità in Italia è questa: si pensa a risparmiare però poi oggi qualcuno non ha casa e speriamo che non ci siano vittime. Invece la tecnologia offre possibilità di tutti i tipi, sensori e altri dispositivi, che consentono di controllare la storia statica dell’edificio a costi ragionevoli. Si possono fare tante cose – conclude il ricercatore del CNR – bisogna prenderne coscienza“.