Nel 2015, primo anno in cui in Italia è stata applicata la fecondazione eterologa, sono nati con queste tecniche 601 bebè, pari al 4,7% dei nati totali dall’applicazione della procreazione medicalmente assistita e allo 0,1% del totale dei piccoli nati nel Paese. I cicli di trattamento con fecondazione eterologa sono stati 2.800, pari al 2,9%. Sono i dati contenuti nella Relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, trasmessa al Parlamento il 30 giugno 2017.
Nel documento per la prima volta sono presentati i numeri sulla fecondazione eterologa. “La fecondazione eterologa – si legge nel report – è stata determinante per l’aumento dei nati vivi con Pma dal 2014 al 2015. Solo con quella omologa, infatti, i nati vivi sarebbero diminuiti, essendo per l’omologa 12.235, cioè -3,3% rispetto all’anno precedente“.
Il primo anno di applicazione della fecondazione eterologa, si legge ancora nella Relazione, “mostra diverse procedure nell’applicazione della tecnica, specie in riferimento all’importazione di gameti dall’estero: se la maggior parte dei cicli di trattamento utilizza gameti importati, una quota significativa è effettuata con embrioni formati all’estero, generati con seme esportato dall’Italia e ovociti di centri esteri, e successivamente importati in Italia per il trasferimento in utero“. (AdnKronos)