Nel primo scorcio dell’estate in Italia sono andati in fumo 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016. Lo denuncia Legambiente nel ‘Dossier Incendi’. L’associazione in difesa dell’ambiente sottolinea l’impatto della variabile del clima, ma punta anche il dito sull’attività di ecomafiosi e piromani, sulla carenza di operai forestali, sui disagi creatisi dopo l’accorpamento della Guardia forestale all’Arma dei Carabinieri e sui ritardi a livello regionale e nazionale nella gestione dell’emergenza. Le regioni italiane più colpite sono la Sicilia con 13.052 ettari distrutti dal fuoco e roghi in quasi tutte le province, seguita dalla Calabria con 5.826 ettari, la Campania 2.461, Lazio con 1.635, la Puglia 1.541, la Sardegna 496, l’Abruzzo 328, le Marche 264, la Toscana 200, l’Umbria 134 e la Basilicata 84. La Penisola continua ad andare in fiamme soprattutto per mano di piromani ed ecomafiosi: solo nel 2016 sono andati in fumo 27 mila ettari di boschi e aree verdi, per colpa di 4.635 Incendi (tra dolosi e colposi): un trend quasi raddoppiato rispetto al 2015 (2.250 Incendi). I dati, aggiornati al 12 luglio, elaborati da Legambiente sulla base dei dati raccolti dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Copernico, vanno a comporre il dossier realizzato dall’associazione ambientalista, che fa il punto sull’emergenza roghi. Nel documento l’associazione denuncia la lentezza con cui si sono mosse le istituzioni nelle zone più flagellate dalle fiamme: “Ad oggi Campania e Lazio non hanno ancora approvato il Piano AIB 2017 (piano antincendio boschivo) e le relative modalità attuative per organizzare la prevenzione, il lavoro a terra, e gli accordi con i Vigili del Fuoco e con la Protezione Civile. Calabria e Sicilia lo hanno fatto in parte, con grande ritardo“. Unica eccezione è la Puglia, “che si è mossa su entrambi i fronti per tempo, ma non si hanno notizie dell’attivazione dei Centri Operativi Provinciali (COP)“. “Per sconfiggere gli Incendi – dichiara Stefano Ciafani, Direttore generale di Legambiente – serve una sinergia e un impegno effettivo da parte di tutti i diversi soggetti, che hanno un ruolo a livello nazionale e territoriale nell’antincendio boschivo. Per quanto la Protezione Civile nazionale stia facendo da settimane un ottimo lavoro e stia mettendo in campo un impegno notevole su tutti i fronti di incendio principali, è fondamentale che venga rafforzata, che non venga lasciata sola e che si lavori in piena sinergia fino ad ora mancata“. Legambiente chiede infine un giro di vite sui piromani e più controlli delle forze dell’ordine con la legge sugli ecoreati. “Oggi, oltre il delitto di incendio doloso di cui all’art. art.423 bis del codice penale, si può e si deve applicare la legge sugli ecoreati (la n.68/2015) e in particolare il reato di disastro ambientale secondo quanto previsto dall’art. 452 quater del codice penale“, spiega l’associazione, “uno dei nuovi delitti introdotti dalla legge, che usa la mano dura contro chi attenta alla salubrità degli ecosistemi, incrementando le pene fino a 15 anni di reclusione più le aggravanti“.