Le sigarette elettroniche stanno spopolando. Ne esistono di vari tipi, ma l’unica vera originale è quella ideata da Hon Lik. “Forse Hon Lik, l’ideatore del dispositivo, non immaginava che la sua intuizione avrebbe avuto così tanto successo. Con un padre morto di tumore ai polmoni e con alle spalle tre pacchetti di sigarette al giorno per trent’anni, il farmacologo cinese le aveva già provate tutte, ma la lampadina si è accesa quando era nella vasca da bagno, intento a non bagnare il cerotto alla nicotina. Così, ha pensato a uno strumento che potesse funzionare a corrente elettrica e che producesse vapore” si legge nel libro “Storia della sigaretta elettronica“, di Stefano Caliciuri.
L’idea era semplice, spiega ancora Caliciuri, Hon Lik capì che “bastava connettere un contenitore di corrente elettrica ad un contenitore di liquido affinché creasse vapore“. Nella pratica e nella composizione, dunque, aveva poco e nulla a che fare con una sigaretta, anche perché non veniva utilizzato tabacco, non bruciava e non rilasciava fumo né odori. Tra l’altro in precedenza erano già stati ideati dispositivi per aiutare a smettere di fumare: “sin dalla fine del Diciannovesimo secolo, quando nel 1891 fu rilasciato il brevetto “Smoking device” di Valeriano Gonzalez, a cui hanno fatto seguito, a partire dall’inizio del secolo scorso, molteplici altri” si legge ancora.
La sigaretta elettronica come la conosciamo oggi, dunque, non è una sigaretta, ma ne ricrea le sensazioni grazie ad un dispositivo elettronico. Ma come è stato possibile? “Anche in questo caso – scrive Stefano Caliciuri – l’errore comune è puntare l’attenzione sul termine “elettronico”, che indica semplicemente la chiave attraverso cui si mette in moto l’apparecchio. In altre parole, è come se distinguessimo la sigaretta elettronica dalla sigaretta a fuoco, ovvero quelle tradizionali che si accendono per mezzo di un fiammifero o di un accendino. Il carburante della e-cig, invece, è proprio il liquido che sta a contatto con la resistenza. In commercio ad oggi se ne trovano 12 a migliaia dai gusti più disparati: da quelli tradizionali, che richiamano i sapori fruttati, a quelli che ricordano i tabacchi, sino alle miscele che riproducono gusti più complessi, come una torta di mele o un cocktail alcolico. Per produrre un liquido da vaporizzazione sono sufficienti due componenti: glicerina (Vg) e glicole propilenico (Pg), entrambi acquistabili liberamente in farmacia a prezzi modestissimi e vengono da tempo utilizzati sia nel campo medico che gastronomico, sfruttando le loro caratteristiche di conduttività e permeazione”.
“Il glicole propilenico è un veicolo utilizzato, ad esempio, nelle preparazioni galeniche o nella realizzazione di sieri per le flebo o per le iniezioni; in ambito e-cig, è il componente che veicola le molecole del sapore: tanto più alto è il dosaggio, maggiore sarà il cosiddetto “colpo in gola” che si otterrà, riproducendo l’effetto di una sigaretta tradizionale. La densità del vapore, invece, è stabilita dalla percentuale di glicerina, un pulialcool anch’esso utilizzato in ambito farmaceutico per contenere allo stato solido principi attivi che poi dovranno essere rilasciati. Dalla combinazione di questi due elementi, si potrà, dunque, ottenere un vapore più o meno denso, più o meno percettibile in gola. Ultimamente, tutte le aziende produttrici di e-liquids stanno puntando su alte percentuali di glicerina, per accontentare la “voglia di far nuvoloni” negli hard vapers, cioè coloro che utilizzano l’e-cig già da tempo. Per dare un gusto caratteristico alla miscela Vg/Pg è sufficiente aggiungere qualche goccia di un aroma a scelta. Il liquido così realizzato non è nient’altro che 13 una miscela di ingredienti preesistenti in commercio per altri scopi e usi”.
“Nulla che rimandi al concetto di sigaretta – si legge ancora nel testo –, visto che il “carburante” di quest’ultima sono le foglie secche del tabacco a cui si dà fuoco per aspirarne il fumo prodotto dalla combustione. E qui, però, torniamo a Hon Lik: il prodotto da lui concepito funzionava, e anche bene. Produceva vapore, non rilasciava cattivi odori e, anzi, con appositi aromi poteva addirittura rilasciare un profumo piacevole, non generava scarti come i mozziconi e poteva essere riutilizzato infinite volte. Come soddisfare però la dipendenza dalla nicotina? La risposta è ovvia: aggiungendola in forma liquida”. Ed è ciò che è avvenuto con alcune delle attuali sigarette elettroniche.
Spesso, per districarsi nella scelta del tipo di dispositivi giusto da acquistare, è necessario affidarsi ai consigli del rivenditore stesso, il quale, se “è intellettualmente onesto – conclude Caliciuri -, saprà indirizzare il consumatore verso l’e-cig più idonea alle sue esigenze, tralasciando le più potenti, maneggevoli e costose. I vaporizzatori personali, rispetto alla modestissima scelta di qualche anno fa, sono in continua evoluzione in termini di tecnologia. I formati box, ovvero batterie più potenti a forma di parallelepipedo hanno in parte soppiantato quelle cilindriche più maneggevoli”.